Cronaca

Riina, il 'ritratto' di Falcone e Borsellino - Dagli archivi dell'ANSA

Un boss sanguinario e privo di scrupoli, emerge dall' ordinanza di rinvio a giudizio del primo maxiprocesso a Cosa Nostra

Un'immagine di Toto' Riina

Redazione Ansa

Dagli archivi dell'ANSA

MAFIA: RIINA;IL 'RITRATTO' DI FALCONE E BORSELLINO/ANNUNCIATO

(DEL REDATTORE DELL' ANSA FRANCESCO NUCCIO)

(ANSA) - PALERMO, 15 GEN - Un boss sanguinario e privo di scrupoli. E' questo il ritratto a tutto tondo di Toto' Riina che emerge dall' ordinanza di rinvio a giudizio del primo maxiprocesso a Cosa Nostra, firmata da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, oltre che dagli altri giudici del ''pool'' antimafia guidato dal consigliere istruttore Antonino Caponetto. Nelle migliaia di pagine giudiziarie, che costituiscono una sorta di ''summa'' sulla mafia degli anni '80, uno dei capitoli principali e' dedicato proprio all' imprendibile boss corleonese, gia' allora latitante da anni. La sua scheda processuale si apre con la denuncia del 13 luglio 1982 per associazione mafiosa, insieme con altri 161 presunti affiliati a Cosa Nostra. Riina viene descritto come ''esponente di massimo rilievo della cosca mafiosa corleonese e protagonista della cosiddetta guerra di mafia''. A quel rapporto, ispirato dall' allora prefetto di Palermo Carlo Alberto Dalla Chiesa, fanno seguito una sfilza di mandati di cattura e di riscontri incrociati basati in particolare sulle dichiarazioni dei ''pentiti''. Il primo a parlare del boss corleonese, nel 1973, fu Leonardo Vitale, il ''picciotto'' della borgata di Altarello le cui rivelazioni rimasero inascoltate fino alla sua uccisione. Vitale sottolineo' l' enorme potere di cui godeva gia' a quel tempo Riina e disse di averlo conosciuto personalmente in una riunione alla quale partecipo' anche Pippo Calo'. (SEGUE).

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MAFIA: RIINA;IL 'RITRATTO' DI FALCONE E BORSELLINO/ANNUNCIATO(2)

(ANSA) - PALERMO, 15 GEN - Nell' agosto 1978, in seguito alle ''confidenze'' raccolte dal boss di Riesi Giuseppe Di Cristina, anche lui poi assassinato, i carabinieri stilarono l' ennesimo rapporto a carico del capomafia: ''Riina Salvatore e Provenzano Bernardo - affermo' Di Cristina - soprannominati per la loro ferocia 'le belve' sono gli elementi piu' pericolosi di cui dispone Luciano Liggio. Essi sono responsabili di non meno di quaranta omicidi e, su commissione dello stesso Liggio, dell' assassinio del colonello dei carabinieri Giuseppe Russo che aveva portato Liggio sul banco degli imputati''. Il boss di Riesi defini' inoltre Riina ''egualmente pericoloso ma ben piu' intelligente di Provenzano''. Un' immagine che concorda perfettamente con quella fatta dal piu' importante ''pentito'' della mafia, Tommaso Buscetta, che ha descritto ''la ferocia e il ruolo fondamentale di Riina - scrivono i giudici del ''pool''- nelle piu' torbide vicende di Cosa Nostra''. Buscetta racconta che all' inizio degli anni '80 si era radicalizzato il contrasto esistente all' interno dell' organizzazione tra Toto' Riina e Stefano Bontade, tanto che quest' ultimo aveva confidato allo stesso Buscetta di volerlo uccidere personalmente durante una riunione della commissione''. Riina lo anticipo', facendolo assassinare con una sventagliata di kalashnikov. Fu quello il primo atto di una sanguinosa guerra di mafia conclusasi con l' eliminazione di tutti gli avversari dei ''corleonesi''. (SEGUE).

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MAFIA: RIINA;IL 'RITRATTO' DI FALCONE E BORSELLINO/ANNUNCIATO (3)

(ANSA) - PALERMO, 15 GEN - Buscetta ha rivelato che tra il 1969 e il 1970 Riina era entrato a far parte, insieme con Gaetano Badalamenti e Stefano Bontade, di quel ''triumvirato'' creato al fine di ricostruire Cosa Nostra dopo lo sbandamento provocato dalla strage di Ciaculli e dai conseguenti provvedimenti repressivi. ''Durante tale periodo - e' scritto nell' ordinanza di rinvio a giudizio - approfittando della detenzione del Bontade e del Badalamenti, Riina contro ogni accordo aveva compiuto talune operazioni sgradite ai triumviri, tra cui il sequestro dell' industriale Cassina. In conseguenza di cio' il suo posto era stato ufficialmente ripreso da Luciano Liggio, rimesso frattanto in liberta', che pur senza smentire il suo luogotenente aveva voluto in tal modo tacitare Bontade e Badalamenti''. Nel 1975, in seguito al nuovo arresto di Liggio, Riina torno' ad essere il capo effettivo della ''famiglia'' di Corleone, entrando a far parte della ricostituita ''commissione'' con una progressiva escalation criminale che gli consenti' di sostituirsi allo stesso Michele Greco nella cosiddetta ''interprovinciale''. Nelle sue dichiarazioni Buscett ha indicato Riina come uno degli esecutori materiali, insieme con Luciano Liggio, dell' omicidio del procuratore della repubblica Pietro Scaglione e come l' ispiratore delle uccisioni del capitano dei carabinieri Emanuele Basile e del presidente della Regione, Piersanti Mattarella.

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MAFIA: RIINA; IL 'RITRATTO' DI FALCONE E BORSELLINO/ANNUNCIATO (4)

(ANSA) - PALERMO, 15 GEN - Ma la fama di Riina consisteva sopratutto nella sua ''inafferrabilita''', nella capacita' di riuscire sempre a sfuggire come un' anguilla alla cattura. A questo prosito Buscetta riferi' ai giudici che Riina ''domina a Palermo la piana dei Colli e ha fortissimi agganci a Partinico, dove si fida ciecamante di Nene' Geraci'', quest' ultimo indicato anche da Giuseppe Di Cristina come uno dei ''punti di appoggio'' del boss corleonese. Anche il ''pentito'' Salvatore Contorno confermo' che Riina godeva di consistenti ''appoggi'' nella zona occidentale di Palermo, la cui area di influenza mafiosa era controllata dalla ''famiglia'' Madonia. Per un certo tempo, aggiunse Contorno, avrebbe abitato in un appartamento nella zona di nuova edilizia residenziale della citta'. Il ''pentito'' racconto' infine ai giudici di alcune riunioni con la partecipazione di Riina, svoltesi nella proprieta' del clan Nuvoletta a Marano ''allo scopo di stabilire la divisione del lavoro fra siciliani e campani nel contrabbando dei tabacchi e nel traffico di droga''. In questa attivita', secondo le dichiarazioni concordi di numerosi ''pentiti'', Riina avrebbe spadroneggiato. Il risultato di quell' imponente lavoro condotto dai giudici del ''pool'' antimafia, e' sfociato nella condanna di Toto' Riin all' ergastolo, divenuta definitva dopo la sentenza della Cassazione. Adesso la ''belva'' e' in gabbia. (ANSA).

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