Cronaca

Battuta dirigente Ps, protesta Cucchi

'Ho catturato Pokemon, rischio reato?'. 'Che ironia è?'. "Volevo allertare su rischi web", la replica

Redazione Ansa

"Ho catturato un Pokémon! Se non lo rilascio in fretta rischio di essere condannato per il reato di tortura?!". La frase è stata scritta qualche giorno fa su Twitter dal dirigente della Polizia Postale dell'Emilia-Romagna, Geo Ceccaroli, e ha scatenato l'indignazione della sorella di Stefano Cucchi, il giovane morto nel 2009 dopo un arresto.
    "Che ironia vuole essere questa? La legge sulla tortura è una cosa molto seria, soprattutto in questo momento e soprattutto in Italia", scrive Ilaria Cucchi su Facebook, un post pubblicato anche in un blog di Huffingtonpost con il titolo "Se un primo dirigente della Polizia ha paura del reato di tortura, io ho paura di lui". Secondo la sorella di Stefano, l'ironia del poliziotto "ci fa capire la sua paura, figlia della disinformazione e della profonda arretratezza culturale che vede la legge sulla tortura come un pericolo per le forze dell'ordine".

"I tweet sono ironiche osservazioni su un'applicazione per richiamare l'attenzione, soprattutto dei genitori, su una novità del web potenzialmente pericolosa per i più giovani; ogni altra interpretazione di quanto scritto non è attribuibile al mio pensiero. Non ho mai inteso esprimere alcuna valutazione sulla proposta di legge relativa al cosiddetto reato di tortura". Così Geo Ceccaroli, dirigente del Compartimento Polizia Postale di Bologna, risponde ad Ilaria Cucchi che l'aveva criticato per aver twittato lo scorso 22 luglio la frase: "Ho catturato un Pokémon! Se non lo rilascio in fretta rischio di essere condannato per il reato di tortura?!". "Il successivo 23 luglio - ricorda Ceccaroli - ne ho pubblicato un secondo: Ma se anziché cercare di catturare i Pokemon i ragazzi si dedicassero ad ammazzare le zanzare? Non dormiremmo meglio? Ed un terzo il 24 luglio: Pokemon ad Auschwitz! abbiamo cresciuto una generazione senza sentimenti e rispetto; altro che giornate della memoria. Colpa nostra?!". "Credo - spiega il dirigente di polizia - che dall'insieme delle osservazioni che ho postato sul noto social si evinca chiaramente come il mio pensiero sia orientato esclusivamente ai pericoli derivanti dall'utilizzo dell'applicazione che nei giorni passati ha visto tanti ragazzi vittime di incidenti mentre giocavano. La mia attenzione per l'applicazione - aggiunge - è derivata, oltre che da motivi professionali verso il mondo adolescenziale e le abitudini dei giovani on line, dalla mia condizione di genitore di adolescenti".

Leggi l'articolo completo su ANSA.it