Cronaca

Torino attende la 'sua' volontaria uccisa a Dacca

La famiglia diffonde le foto del suo matrimonio nell'ambasciata a Dacca

Redazione Ansa

TORINO - Torino si prepara ad un'altra giornata di lutto cittadino per una vittima caduta per mano dei terroristi, Claudia D'Antona, l'imprenditrice di 56 anni uccisa nell'attacco di Dacca. Un anno e mezzo fa aveva pianto i turisti massacrati al museo del Bardo di Tunisi, Antonella Sesino e Orazio Conte: nel marzo 2015 una folla commossa si era radunata al santuario della Consolata.
    L'addio a Claudia D'Antona sarà invece dato, in forma privata, nella parrocchia di Gesù Nazareno, in piazza Benefica, dove la donna era stata per tanti anni scout.
    La sorella di Claudia, Patrizia D'Antona, e il marito, Marco Porcari, hanno ricevuta una telefonata dal sindaco Chiara Appendino, che ha offerto il pieno sostegno della città.
    L'arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, in Francia per un pellegrinaggio mariano, ha pregato per la vittima torinese e condannato "senza distinguo" le "strategie del terrorismo".
    I famigliari di Claudia D'Antona stanno attendendo notizie sul rimpatrio della salma e riguardano con dolore e nostalgia le immagini felici del passato dalla capitale del Bangladesh, gli scatti di due anni fa al matrimonio nell'ambasciata italiana con Gian Galeazzo Boschetti, che si è salvato solo perché era uscito in giardino a fare una telefonata.
    Ai funerali ci saranno gli amici della parrocchia, i vecchi compagni di scuola, ma anche tanti altri torinesi che in queste ore vogliono sapere la data della cerimonia funebre. "Mia sorella - è il ricordo di Patrizia D'Antona - era una persona che aveva un grande cuore, capace di grandi riflessioni interiori ma altrettanto aperta verso il prossimo, sempre pronta a legare con la gente e fare conoscere le persone tra di loro".
    Nella 'sua' Torino, dove amava tornare spesso, anche se da 25 anni viveva in Oriente, Claudia D'Antona ha lasciato tanti ricordi, soprattutto quelli per il suo impegno da volontaria della Croce Verde. E in Bangladesh aveva proseguito nel suo impegno umanitario finanziando una onlus che curava i bambini con deformità e le donne sfregiate con l'acido

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