Cronaca

Lucio Battisti, la leggenda intorno a un mito

Redazione Ansa

  Il bello (o il brutto) delle leggende, come spiega anche l'etimologia della parola, è che, una volta costruite, sono difficili da smontare e tendono a resistere anche alle smentite dei diretti interessati e alle prove del loro contrario. Una di queste riguarda certamente la presunta inclinazione di destra di Lucio Battisti, cui ha dato credito la studentessa di Genova che si è 'meritata' così la nota del suo insegnante. 

  Si tratta di una leggenda più volte smentita dal suo ex amico, sodale e paroliere Mogol, per la quale sono sempre mancate prove certe ma sostenuta da una serie, a volta davvero fantasiosa e stiracchiata, di indizi. Il più generale - ma sarebbe meglio dire generico, in questo caso - è la mancanza di impegno politico in un'epoca in cui questo questo atteggiamento era automaticamente intepretato come sintomo sospetto di inclinazioni fascistoidi. Senza contare che celebrare l'amore (per lo più perduto), preoccuparsi dell'ambiente, rimpiangere il passato e rappresentare la donna come fonte costante di tradimenti e dolori (oltre che come impossibile 'amico') erano altri indizi pesanti in anni in cui la ribellione, la lotta di classe, il lavoro, l'ingiustizia sociale erano temi di gran lunga preferiti da una gioventù politicamente impegnata. 

   Vedere nel 'bosco di braccia tese' una chiara simbologia da adunata fascista, a quel punto fu un attimo. E scatenò una corsa, anche parecchio improbabile, ad altri rimandi: 'Le luci dell'est', con la ragazza che rimane oltre cortina (e c'é pure un 'colpo di fucile') in chiave anti-sovietica, il 'mare nero' della 'Canzone del sole', una foto in cui, apparentemente, Battisti sembra fare il saluto romano, fino all'ermeneutica un po' delirante dei versi di 'Il mio canto libero' (dove per esempio 'Nasce il sentimento , nasce in mezzo al pianto, e s’innalza altissimo e va e vola sulle accuse della gente' farebbe riferimento alla sconfitta, al dopoguerra e ai processi ai danni dei 'vinti'). 

  A complicare le cose (ma, come sempre in questi casi, per qualcuno a confermare tutto), arrivò nei primi anni '80 il volantino delle Brigate rosse che citava 'le discese ardite e le risalite'  in 'Io vorrei, non vorrei ma... se vuoi' legate al tema dello stato imperialista. E poi l'intera collezione delle canzoni di Battisti ritrovate nel covo di via Monte Nevoso. 

 Per fortuna, è solo la 'veste dei fantasmi del passato' che, nonostante tutto e tutti, ha lasciato il quadro di Battisti decisamente 'immacolato'. La studentessa, magari, è stata un po' superficiale (a 13 anni?) ma dal prof di musica 55/enne ci si sarebbe aspettati qualcosa di più che un 4 e una nota.  

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