Cronaca

Rintracciati 375 italiani in Nepal, 10 irreperibili

Redazione Ansa

Il numero delle vittime, tra cui quattro italiani, del terribile terremoto che sabato ha devastato il Nepal sale di ora in ora. E cresce anche l'ansia per i connazionali ancora da rintracciare: al momento ne restano 10, secondo quanto ha comunicato la Farnesina. Non è da escludere tuttavia che possano esserci alcuni italiani ancora irreperibili nel Paese che non fanno parte di questo gruppo. A quattro giorni dal sisma, la situazione nel paese e sul monte Everest resta "complicata e confusa", come ha spiegato dalla Cina il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni.
    Qualcuno dei connazionali rintracciati già nelle prossime ore potrà riabbracciare amici e parenti. Un primo gruppo rientrerà infatti questa sera e un secondo gruppo partirà domani. Oggi intanto è arrivato a Kathmandu il primo C130 italiano con gli aiuti d'emergenza per la popolazione messa in ginocchio dal terremoto. E nei prossimi giorni sarà operativo, in uno dei distretti più colpiti, un ospedale da campo coordinato da un team della Protezione civile, Farnesina e vigili del fuoco.

Il giorno dopo la notizia della morte di quattro italiani, le informazioni che arrivano dal Nepal continuano a non essere rassicuranti. Le autorità avvertono che il numero di vittime potrebbe arrivare a 10.000 e soprattutto lanciano l'allarme sulla scarsità di farmaci e generi di prima necessità. L'unica nota positiva è che c'è stata una ripresa parziale delle comunicazioni e i soccorsi sono riusciti a raggiungere alcune delle zone più remote del Paese. Grazie anche a questi due fattori, la ricerca degli italiani da parte dell'Unità di crisi ha dato i suoi frutti: sono 375 i connazionali rintracciati sinora. Per quanto riguarda coloro che non stati ancora contattati "non vuol dire che siano dispersi", ha voluto precisare Gentiloni. Oggi sono riusciti a mettersi in contatto con le loro famiglie, grazie a smartphone e sms, due giovani che erano irrintracciabili. Aaron Hell, un 22enne di Bolzano che doveva rientrare dal Nepal due giorni prima del terremoto ma aveva deciso di prolungare il viaggio per fare un'altra escursione di trekking nel parco di Langtang; e Leonardo Cimberle, un 19enne di Bassano del Grappa che lavorava a Kathmandu per un'associazione di volontariato internazionale.

Intanto, mentre cresce la polemica sui soccorsi che avrebbero privilegiato luoghi turistici e zone di trekking arrivano anche gli aggiornamenti sulla situazione degli alpinisti bloccati sull'Everest. "I feriti sono tutti in ambulatorio o in ospedale a Kathmandu", ha fatto sapere Maurizio Folini, l'elicotterista d'alta quota che si trova a Periche, un villaggio a oltre 4.000 metri lungo il sentiero che da Lukla porta al campo base. Ma "ci sono ancora circa 10/12 persone al Campo 2 che recuperiamo domani", ha detto il soccorritore. Il sisma ha lasciato segni profondi anche sul 'tetto del mondo'. "E' un succedersi di distruzione: lodge crollati, sentieri e ponti danneggiati".

Leggi l'articolo completo su ANSA.it