Cronaca

Ingrao, primo amore fu il cinema, poi venne Laura

Partecipò a sceneggiatura di Ossessione di Visconti

Redazione Ansa

"Sono stato trascinato alla politica rompendo con tanti amori. Volevo fare dei film, occuparmi di poesia. Amavo Chaplin, Leopardi, Ungaretti e Montale Ed ero tutto proiettato verso quel mondo. Poi è arrivata la bufera del Novecento. Il secolo mi ha preso per il collo e mi ha consegnato alla politica. E' andata così e non me ne pento affatto". Vero a metà perché la poesie e il cinema hanno seguito passo passo Pietro Ingrao insieme ad un altro grande amore; la moglie Laura Lombardo Radice che lo ha accompagnato fino al 2003.

Il primo amore però, costante nel tempo, fu il cinema. "Il Pci è diverso dagli altri partiti comunisti perché anziché nascere a Mosca è nato a Cinecittà. Mezzo gruppo dirigente - racconta Luciana Castellina - viene dal Centro sperimentale di cinematografia: Alicata, Ingrao, Lizzani, oltre che Visconti e De Santis". Ingrao condivide la Resistenza con un gruppo di cineasti-sceneggiatori e ha collaborato alla sceneggiatura di Ossessione di Visconti. Ingrao voleva fare il regista e cedette alle pressioni dei compagni nel '36 lasciando il Centro sperimentale. Aveva 21 anni. Nel 2003, Pietro spiegava la passione che lo animava allora, e che ha continuato ad animarlo per tutta la vita, con queste parole: "La passione per il cinema, per noi, significava da un lato riflettere sulle potenzialità espressive di un'arte nuova, che portava nuove problematiche nel mondo letterario e culturale con cui già ci confrontavamo. Il passaggio dalla parola all'immagine - tra l'altro all'inizio eravamo tutti a favore del cinema muto contro il sonoro - apriva problematiche molto differenti. Anche se poi i tempi del 'ritmo' e del 'montaggio' in fondo li ritrovavi già nella poesia. Ma soprattutto il cinema era uno strumento per parlare con grandi masse, che poteva avere un'enorme influenza sulla società, e dunque per noi era il linguaggio ideale dove confluivano le riflessioni teoriche e la volontà di rinnovamento sociale. E poi ci divertivamo tanto."

Queste parole sono contenute nel volume "Mi sono molto divertito - Scritti sul cinema (1936-2003)" (Centro Sperimentale di Cinematografia - 2006), in cui Sergio Toffetti ha raccolto tutti i più importanti testi di Ingrao su questo tema. Cambiare strada fu doloroso:"Antonio Amendola cominciò a farmi ragionare sulla lotta antifascista e non tornai al centro sperimentale e il mio amore per il cinema restò in ombra" Eppure fu quella scelta ad aprirgli la porta all'altro grande amore della sua vita, oltre la poesia (cui ha dedicato tre raccolte) e cioè la moglie Laura, che era una giovane staffetta partigiana. "Avevo degli aspetti un po' rozzi, campagnoli e una volta durante un incontro in modo un po' sgarbato e sbagliato ho tentato di darle un bacio e mi sono preso un solenne ceffone. Come a dire:'siamo qui per lavorare, levati di testa certe cose e non rompere le scatole". Qualche tempo dopo ci furono arresti nel gruppo. Probabilmente anche Ingrao sarebbe stato arrestato. Il fratello di Laura, Lucio, lo invitava ad entrare in clandestinità e alla fine lo convinse. "Sulla soglia della porta mi raggiunse Laura e mi baciò senza dirmi nulla. Quel saluto inatteso ha segnato la mia vita".

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