Cronaca

Caso Meredith, Raffaele: 'Mi sento un sequestrato ora in libertà. Non chiamatemi più assassino'

"Mi spiace per la famiglia di Meredith ma io sono innocente"

Redazione Ansa

Un "sequestrato tornato alla libertà". Così Raffele Sollecito dice di sentirsi dopo che la Cassazione ha assolto in via definitiva lui e Amanda Knox per l'omicidio di Meredith Kercher. Sollecito ha parlato in una conferenza stampa accompagnato dal suo avvocato, Giulia Bongiorno e ha ammonito: "ora non voglio più essere chiamato assassino".

Mi sento un sequestrato ora in libertà - "Ringrazio tutti coloro che mi hanno aiutato: senza il loro supporto non avrei avuto la forza di arrivare fino a qui. Ringrazio in particolare mio padre, i miei avvocati e i miei familiari". Così Raffaele Sollecito alla conferenza stampa a Roma. "Mi sento come un sequestrato tornato alla libertà. Il mio sequestro è stato insopportabile. Sono stato additato come un assassino senza uno straccio di prova. La mia famiglia è stata fatta a pezzi, sbriciolata". Non è vero che non mi aspettavo questa sentenza: questa sentenza doveva finire così".

Mi è sembrato tutto surreale - "Ho una lista infinita di momenti brutti: 7 anni e 5 mesi è un tempo infinito quando si vive in una tragedia infernale che fa parte della tua esistenza. Tra i momenti più brutti, quello del mio arresto. Ora potrò vivere come un ragazzo della mia età. Non avevo nulla a che fare con quell'omicidio, mi sembrava tutto surreale". "Non dimentico nemmeno le offese gravissime nei confronti dei miei familiari. Ho sentito livore nei miei riguardi. Ancora oggi mi chiedo perchè di quell'odio che è nelle carte".

Non voglio più essere definito assassino - "Non accetto mai più di essere definito assassino e mi tutelerò nelle sedi opportune nel caso ce ne fosse bisogno". L'avvocato Bongiorno ha aggiunto che quello di oggi è "un contributo che vuole dare Raffaele, una sua dichiarazione, che vi darà contezza del suo stato d'animo. Non è una conferenza tecnica. Non intendiamo rifare il processo; questo è un incontro con i giornalisti visto che altrimenti non lo lascereste continuare a vivere. Non intendiamo parlare di tecnicismi".

Spiace per famiglia Meredith ma io sono innocente - "A me dispiace che la famiglia di Meredith sia delusa dalla sentenza. Questa sentenza è la verità processuale che stavolta è coincidente con i fatti. Io non ho nulla a che fare con il delitto. Meredith la conoscevo pochissimo, non avevo motivi per avere astio e rendermi partecipe di un delitto orribile. Spero che loro riconoscano questa verità dei fatti. Guede non lo conosco affatto. Amanda l'ho sentita ultimissimamente, le ho fatto gli auguri, siamo entrambi molto felici. Ha festeggiato con la sua famiglia".

Bongiorno, si valutano istanze per ingiusta detenzione -  "Valuteremo istanze relativamente all'ingiusta detenzione, ma non ci sono sentimenti di vendetta nell'animo di Raffaele. Non cerchiamo vendette verso giudici che hanno sbagliato". Lo ha detto l'avvocato Giulia Bongiorno in conferenza stampa. "E' sbagliato pensare che andremo a frustare i giudici. La responsabilità civile è un istituto serissimo, non va esercitato con spirito di vendetta, non ci sono allo stato iniziative di questo genere".

Raffaele Sollecito ed Amanda Knox avrebbero parlato per la prima volta dopo un anno di silenzio. "E' stato bello sentirla", racconta lui a 'The Sun'.

"Il mio rapporto con Amanda - ha detto Sollecito in conferenza stampa - era una semplice storia d'affetto tra due ragazzi. Auguro ad Amanda ogni bene, forse scriverò un libro, ora voglio dimenticare. Questa ferita non si rimarginerà mai purtroppo. Ringrazio i giudici che mi hanno risarcito di tante sofferenze, la ferita non smetterà mai di sanguinare, non si cicatrizzerà mai. Sono completamente estraneo a tutta questa vicenda". 

La Cassazione ha assolto Raffaele Sollecito e Amanda Knox per non aver commesso il fatto. Le ipotesi prima dell'arrivo di questa sentenza, da ritenersi definitiva, erano tre: la conferma della sentenza di Appello, secondo la quale i due erano stati condannati a 25 e a 28 anni di reclusione, l'annullamento con rinvio o l'assoluzione senza rinvio. Ed è proprio quest'ultima, emessa dalla Cassazione, che ha ora messo fine ad una vicenda giudiziaria durata otto anni. La Knox condannata a tre anni solo per l'accusa di calunnia, pena già scontata.

La vicenda dell'omicidio di Meredith Kercher si chiude, dunque, con un unico punto fermo: riguarda Rudy Guede, il solo degli imputati che ha scelto il rito abbreviato e definitivamente condannato a 16 anni di reclusione.

 

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AMANDA: Enorme gratitudine. Lo ha ripetuto più volte Amanda Knox, quando alla fine di una lunga giornata, dopo la decisione della Cassazione in Italia, ha voluto parlare, sulla porta della casa della madre nel quartiere di West Seattle. Qui si era "rifugiata" con amici e parenti fin da ieri, in attesa di sapere quale sarebbe stato il suo futuro. "Sono molto grata che giustizia sia stata fatta. Grazie. Sono grata di riavere la mia vita", ha detto tra le pause, con la voce rotta dall'emozione.

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Famiglia Mez, sentenza è stata uno shock - "E' stata uno shock" per i familiari di Meredith Kercher la sentenza della Cassazione che ha assolto Raffaele Sollecito e Amanda Knox. Lo affermano in una dichiarazione diffusa attraverso i loro legali. "Naturalmente - sottolineano i congiunti della studentessa - le emozioni in questo momento sono forti".

Difesa Knox, risarcimento? Non è a ordine giorno - La richiesta di un eventuale risarcimento da parte di Amanda Knox "non è all'ordine del giorno". Uno dei difensori dell'americana, l'avvocato Luciano Ghirga, risponde così all'ANSA. E l'altro legale, Carlo Dalla Vedova, ribadisce: "non ne abbiamo parlato e non ci interessa". I due difensori sono quindi tornati a esprimere soddisfazione per la sentenza che ha assolto la Knox e Raffaele Sollecito dall'accusa di avere ucciso Meredith Kercher. Gli ex fidanzati hanno trascorso quasi quattro anni in cella prima di essere assolti e scarcerati dalla Corte d'assise d'appello di Perugia. Alla Knox sono stati comunque inflitti tre anni per calunnia a carico di Patrick Lumumba.

 

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