Cronaca

Da Nord a Sud, pronto soccorso è nel caos

Medici e infermieri, emergenza prevedibile dovuta ai tagli

Pronto soccorso nel caos da nord a sud Italia

Redazione Ansa

Da Pavia a Pistoia, da Varese a Napoli, passando per Roma, la situazione nei pronto soccorso di mezza Italia è sempre più grave. Ai consueti problemi organizzativi e di surplus di lavoro, si aggiunge l'avvicinarsi del picco di contagio influenzale che comporta maggiori assenze del personale per malattia ma, soprattutto, maggiori accessi in Emergenza-Urgenza, come ormai risaputo, spesso anche senza reale motivo. Il risultato sono ore di attesa prima di un ricovero, corsie strapiene, barelle lungo i corridoi e ambulanze ferme. Ogni anno, secondo i dati della Società italiana della medicina di emergenza-urgenza (Simeu) sono circa 24 milioni gli accessi, quasi uno ogni secondo e il picco si registra, in genere, in questa stagione.

"La situazione è grave in particolare nelle grandi città, come Roma, Lecce, Genova, Bologna. La mancanza di personale cronica fa si che la situazione sia ogni anno la stessa", commenta Costantino Troise, segretario Anaao Assomed, sindacato che riunisce i dirigenti medici. Nell'emergenza, l'Italia si trova per una volta unita da Nord a Sud. In Calabria, l'azienda ospedaliera di Cosenza ha deciso lo "stop ai ricoveri ordinari e programmati in tutti i reparti fino al 25 gennaio 2015"."Una misura resa necessaria - fa sapere l'azienda ospedaliera - per far fronte all'iperafflusso di pazienti, legato al picco di malattie stagionali, che ha gettato nel caos il Pronto Soccorso" che, "in atto, registra un numero di pazienti largamente superiore alla recettività degli ambienti".

A Roma, nei giorni corsi il caos non ha risparmiato il Pertini, Il Sant'Eugenio e il San Camillo. "E' l'esito da un lato del blocco del turn over, dall'altro dei tagli lineari che hanno ridotto i posti letto degli ospedali, senza che vi fosse un'appropriata rete territoriale alternativa", secondo il segretario Fp Cgil Massimo Cozza. Tagli al personale sotto accusa anche per Andrea Bottega segretario nazionale del Nursind, il sindacato degli infermieri. "I lavoratori sono costretti a turni massacranti. Lo dimostra il caso di emorragia cerebrale di cui che ha colpito un infermiere, letteralmente crollato dopo aver lavorato a ritmi frenetici per 12 ore consecutive al pronto soccorso dell'ospedale Martini di Torino". Un'emergenza "che poteva essere evitata perché ampiamente prevedibile", dichiara Tonino Aceti, coordinatore del Tribunale per i diritti del malato di Cittadinanzattiva. "Il picco dell'influenza è noto - chiarisce - così come le soluzioni per decongestionare i pronto soccorso e offrire alternative assistenziali alle persone sul territorio. E' evidente - conclude Aceti - che le soluzioni sono rimaste solo sulla carta".

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