Cronaca

Le ferite aperte dei sopravvissuti

Villaggi ricostruiti, ma la tragedia pesa tra incubi e rimorsi

Le ferite aperte dei sopravvissuti

Redazione Ansa

Città e villaggi sono stati ricostruiti, spesso con materiali migliori di prima. Ma tra famiglie decimate, traumi diffusi e rimescolamenti sociali forzati dalla tragedia, a dieci anni di distanza dallo tsunami i racconti dei sopravvissuti mostrano come quell'apocalisse continui a segnare l'esistenza di centinaia di migliaia di persone, anche tra chi è riuscito a rifarsi una vita.
    Le ferite sono particolarmente diffuse nella provincia indonesiana di Aceh, dove si concentrò l'80 per cento delle oltre 230 mila vittime provocate dall'onda assassina. Se l'attenzione del mondo si focalizzò sulla capitale Banda Aceh, lungo un tratto di costa lungo 800 km interi villaggi furono spazzati via, a volte lasciando in vita solo un quinto della popolazione. Nelle fosse comuni allestite in fretta furono interrati i resti di decine di migliaia di persone, acuendo i problemi psicologici di tanti famigliari delle vittime.
    Molti portano ancora con sé il rimorso per non aver potuto salvare tutti i loro cari. Una donna di nome Aisyah - racconta Andrew Mohanraj, uno psichiatra malese impegnato per anni ad Aceh - scappò dall'onda con i suoi due bambini ma a un certo punto si ritrovò a dover scegliere quale dei due far saltare per primo oltre una barriera per metterlo al sicuro, pur sapendo che l'altro sarebbe stato travolto. "Il senso di colpa non l'ha mai lasciata", spiega lo psichiatra.
    L'Organizzazione mondiale della sanità stima che un sopravvissuto su cinque soffra di disturbo post traumatico da stress. Tanti abitanti riferiscono di incubi ricorrenti con onde che si portano via tutto. I traumi riaffiorano anche nei casi di inondazioni minori nei periodi di forti piogge, in una regione dove la deforestazione per far spazio a piantagioni di olio di palma ha reso ancora più frequenti tali fenomeni.
    Con innumerevoli casi di famiglie decimate da una tragedia che colpì soprattutto i più deboli - si calcola che per ogni uomo ucciso dall'onda morirono tre fra donne e bambini - molte persone rimaste vedove si sono risposate tra loro. In un villaggio di Aceh, Rusli Abdul Rahman e Fardhiah sono ora marito e moglie; dopo aver perso i rispettivi consorti e otto figli in tutto in quel 26 dicembre 2004, ora hanno un bambino nato dalla loro unione.
    E mentre si registrano i primi casi di bambini sopravvissuti ora arrivati all'università, anche dietro alle notizie positive di dispersi trovati in vita si possono nascondere ferite.
    Raudhatul Jannah, la ragazzina di 14 anni identificata lo scorso agosto in un villaggio di Aceh, è stata ora riaffidata ai suoi genitori che dopo lo tsunami l'avevano data per morta. Una gioia per loro, ma un forte dolore per l'anziana donna che aveva trovato e adottato la bambina, crescendola come una figlia.(ANSA).
   

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