Cronaca

"Putin vuole prendersi tutta l'Ucraina". Si spara a est

Premier lancia l'allarme. Sconfina nuovo convoglio aiuti russi

Redazione Ansa

di Claudio Salvalaggio

Una tregua fragile, con violazioni da ambo le parti. Un secondo convoglio di aiuti umanitari russi arrivato a Lugansk senza i controlli della dogana ucraina e della Croce Rossa internazionale. E Arseni Iatseniuk, il premier di Kiev, che apre la sua campagna elettorale alzando i toni contro Putin, accusandolo di voler "eliminare l'Ucraina come Stato indipendente".
    Resta tesa la situazione in Ucraina all'indomani delle nuove sanzioni occidentali, alle quali Putin ha promesso di rispondere senza però danneggiare la già traballante economia russa. Il sospetto, come ha accusato il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov, è che gli Usa vogliano "approfittare della situazione attuale per tagliare i legami economici tra Europa e Russia", in particolare per imporre alla Ue le loro forniture di gas. Il cessate il fuoco concordato a Minsk il 5 settembre sostanzialmente continua a reggere, ma preoccupano alcuni episodi isolati. Come l'attacco ieri sera all'aeroporto di Donetsk da parte di "numerosi ribelli sostenuti da sei carri armati" ed "eroicamente respinto dai soldati", stando allo stato maggiore ucraino, che ha riferito anche di razzi lanciati all'alba contro lo scalo. Oppure gli spari e le esplosioni registrati nella vicina Makiivka, che i miliziani attribuiscono all'esercito governativo. Qualche cannonata inoltre si è sentita in varie parti di Donetsk. Anche il secondo carico russo di aiuti umanitari, benché previsto dagli accordi di Minsk, ha acuito la tensione: i circa 200 camion bianchi con le 2.000 tonnellate dichiarate di prodotti alimentari, medicinali, generatori di corrente e macchinari per la purificazione dell'acqua, sono arrivati a Lugansk senza i controlli della dogana ucraina. E la Croce Rossa internazionale non ha accompagnato il convoglio perché "non ha ricevuto una notifica ufficiale dell'accordo tra Russia e Ucraina". A rinfocolare le polemiche contro Mosca è stato Iatseniuk, al forum di Yalta ospitato quest'anno a Kiev dopo l'annessione russa della Crimea. "L'Ucraina è ancora in stato di guerra", nonostante la tregua, ha ammonito il premier, che ha scelto la linea dura per smarcarsi da Poroshenko, anche elettoralmente: al voto del 26 ottobre guiderà il partito 'Fronte popolare', distinto dal blocco del presidente. "Lo scopo finale di Putin non sono solo le regioni di Donetsk e di Lugansk, lui vuole impadronirsi dell'intera Ucraina" perché "non può accettare l'idea che Kiev faccia parte della famiglia europea, vuole far rinascere l'Urss", ha tuonato. A suo avviso la prossima tappa sarà la creazione di un "corridoio" che colleghi la frontiera russa alla Crimea e poi sino alla Transnistria, regione separatista filorussa della Moldova. Lavrov lo ha accusato di essere un falco che fa gli interessi di Washington, il cui obiettivo "è aggravare il più possibile la crisi per usare l'Ucraina come moneta di scambio nel suo nuovo tentativo di isolare e indebolire la Russia". Il capo della diplomazia russa ha smentito inoltre come "assurdità" le ipotesi, formulate da Kiev ma anche da analisti russi e stranieri, che la Russia sia interessata a creare "una seconda Transnistria, una zona cuscinetto", nell'Ucraina dell'est. Dopodomani intanto il parlamento ucraino dovrebbe approvare l'accordo di associazione con la Ue, la cui entrata in vigore è stata però posticipata al 2016 per consentire un dialogo tra Bruxelles, Kiev e Mosca: la carota dopo il bastone delle sanzioni. Sanzioni peraltro revocabili, in tutto o in parte, a seconda dell'evoluzione della crisi. La prossima mossa tocca al Cremlino, costretto a fare i conti anche con un'economia sull'orlo della recessione: per fronteggiare le sanzioni contro i suoi colossi energetici potrebbe dover aprire il forziere del fondo del welfare, come ha ipotizzato il ministro delle Finanze russo Anton Siluanov.(ANSA).
   

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