Cronaca

Eterologa: Regioni pronte a linee guida

Se approvate in Conferenza Stato-Regioni, inutile legge Camere

Redazione Ansa

Dopo la sentenza della Consulta e le dichiarazioni del suo presidente Giuseppe Tesauro, che ha ribadito che non c'è vuoto normativo e che i centri di fecondazione assistita autorizzati possono praticare già ora l'eterologa "purché rispettino tutti quei paletti che la legge 40 ha fissato per la procreazione assistita e tutti i meccanismi di controllo pubblico previsti", le Regioni si apprestano a mettere a punto delle linee guida comuni che, se approvate in Conferenza Stato-Regioni, potrebbero rendere inutile una decisione, in materia, da parte delle Camere.

L'orientamento del presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, da quanto si apprende, sarebbe proprio questo: trovare unanimità tra le Regioni sulle linee guida e farle diventare "legge" trovando l'accordo anche con il ministero della Salute. Del resto, dopo lo stop del Governo al decreto messo a punto ad inizio agosto dal ministro della Salute Lorenzin, il rischio che alla legge non si arrivasse mai era ed è molto forte. E tra le Regioni le divergenze in materia non sembrano molte, anzi. Già domattina si incontreranno i tecnici delle Regioni, nel pomeriggio gli assessori e giovedì la questione approderà sul tavolo dei presidenti delle Regioni.

E' probabile che si troverà un accordo che permetta in tutta Italia alle circa 9 mila coppie che desiderano un figlio di tentare di averlo attraverso la fecondazione eterologa. I nodi cruciali da affrontare sono i criteri con cui definire: la selezione del donatore, l'età minima e massima; l'istituzione di un registro dei donatori, per fissare un numero massimo di donazioni; la garanzia della tracciabilità del percorso dal donatore al ricevente; la gratuità della donazione; l'anonimato e il consenso informato; gli esami genetici e infettivi. E bisognerà stabilire se e quanto la prestazione sarà fatta pagare ai cittadini. "Da noi il diritto di provare ad avere un figlio è una realtà", scrive intanto vittorioso oggi sul suo profilo Facebook il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi. La Regione Toscana, infatti, a fine luglio ha approvato una delibera che permette ad ospedali e cliniche di iniziare a praticare l'eterologa. Non solo: è record di prenotazioni per accedere al percorso per la fecondazione eterologa al policlinico fiorentino di Careggi, al punto che la direzione sta valutando la possibilità di raddoppiare le giornate dedicate agli appuntamenti, per ora uno a settimana.

"Il tema è cogente è di attualità e risolvere la questione è un fatto di civiltà e modernità per porre fine a questa forma di emigrazione di molti nostri concittadini che desiderano un figlio", sostiene il governatore del Veneto, Luca Zaia. "La posizione del Piemonte è quella di trovare un'intesa tra tutte le Regioni, noi non siamo per fare delle fughe in avanti, ci interessa avere una posizione comune per evitare una sorta di 'federalismo' sull'eterologa", afferma l'assessore alla Sanità del Piemonte, Antonio Saitta. "Serve una norma nazionale sulla fecondazione eterologa. In assenza, dobbiamo dare attuazione alla sentenza della Corte Costituzionale, evitando che ciascuna Regione vada per conto proprio e per questo è opportuno che le Regioni mettano a punto criteri unitari", è il pensiero del governatore dell'Umbria, Catiuscia Marini. "Siamo pronti a seguire la Regione Toscana", dice l'assessore alla sanità della Regione Liguria e vicepresidente della Regione, Claudio Montaldo, che tuttavia precisa: "Lavorerò domani e giovedì a Roma fino all'ultimo finché ci sia una posizione comune tra tutte le Regioni". Ed anche per l'assessore alla Sanità della Regione Marche, "è importante arrivare ad una linea comune per far sì che tutti abbiano accesso alle stesse regole". "Il Parlamento potrebbe impiegare oltre un anno a decidere e non c'è traccia della legge specifica nel programma dei 1000 giorni del premier Renzi. Con un Governo latitante su questi temi dobbiamo delegare ancora una volta ai Tribunali la tutela dei diritti e della salute dei cittadini italiani?", si chiede la responsabile Sanità di Forza Italia, Melania Rizzoli.  

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