Sicilia

Sanità: "Buccheri La Ferla" Palermo, progetto per cura epatite C

In totale 16mila pazienti sottoposti a screening in oltre 2 anni

Redazione Ansa

(ANSA) - PALERMO, 29 MAR - In una popolazione di 16mila pazienti sottoposti a screening ab-Hcv, per verificare la presenza dell'epatite C, nell'unità di medicina dell'ospedale Buccheri La Ferla Fatebenefratelli di Palermo, è stata evidenziata una prevalenza del virus di quasi il 5% nei pazienti ricoverati e del 2% nei pazienti ambulatoriali. Individuata anche una percentuale di viremici (positivi ad Hcv Rna) di quasi l'1%. I dati sono stati diffusi dell'ospedale, la cui unità di medicina, diretta da Fabio Cartabellotta, da anni è centro di riferimento per il trattamento delle patologie epatiche e centro capofila della Rete Hcv Sicilia, dove si è concluso da poco il progetto "Hcv Patient Journey", attivato nel 2019, con l'obiettivo di contribuire a sconfiggere l'epatite C, patologia causata dal virus Hcv che attacca il fegato causando un'infiammazione. In Sicilia, nel 2015 è stato istituito il registro Hcv, che contiene i dati dei pazienti fino ad oggi. E' stata realizzata una piattaforma web in cui sono stati registrati 22.300 pazienti che rappresentano lo 0,35% della popolazione generale dell'Isola. Il 57% sono maschi con un'età media di 61 anni, il 34% di età superiore ai 70 anni. Negli ultimi anni, nel 97-98% dei casi gli antivirali ad azione diretta, hanno permesso di curare le infezioni da virus C. Il progetto si è articolato in una fase preliminare di tipo educazionale, informativa, con la divulgazione di materiale informativo, l'altra di screening attraverso la ricerca dell'anticorpo anti Hcv (Hcv Ab) con 'chemiluminescenza' (i pazienti positivi sono stati avviati al trattamento e indirizzati a consulenza epatologica presso l' ambulatorio dedicato attivo in ospedale). "Dal primo novembre 2019 - dice Fabio Cartabellotta - abbiamo avviato uno screening generale che ha coinvolto tutti i pazienti ricoverati in ospedale, il 98% arriva attraverso l'area di emergenza. Sono stati sottoposti al test anche i pazienti ambulatoriali che eseguivano un prelievo di sangue. In questi ultimi, per la giovane età della popolazione coinvolta, la percentuale di positivi è nettamente inferiore. L'obiettivo del nostro progetto è stato quello di far emergere 'il sommerso', pazienti infetti ma non noti e ne abbiamo portato alla cura circa 100 che nel tempo ignari della malattia avrebbero corso il rischio di andare incontro alla cirrosi". (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it