Sicilia

Sanità: a Maria Eleonora hospital chirurgia 'bloodless'

Utilizzata tecnica per pazienti con aneurisma aorta addominale

Redazione Ansa

(ANSA) - PALERMO, 22 OTT - Anche a Maria Eleonora Hospital di Palermo, ospedale di alta specialità accreditato e centro di riferimento in Sicilia per interventi in ambito cardiochirurgico e vascolare, si fa ricorso alla chirurgia 'bloodless'. Un 'insieme di procedure che mirano a ridurre la perdita di sangue durante l'intervento e, dunque, il bisogno di ricorrere a trasfusioni. "Questo approccio è da tempo applicato alla cardiochirurgia, ma di recente abbiamo trattato con la tecnica 'bloodless' due pazienti che presentavano un aneurisma dell'aorta addominale sottorenale a rischio di rottura - spiega Emerico Ballo, specialista in chirurgia del cuore e dei grandi vasi i quali dopo una degenza di pochi giorni sono ritornati a casa -. I grandi vantaggi dei protocolli e delle tecniche di chirurgia 'senza sangue' adottati, che consentono di ridurre le perdite ematiche durante l'intervento, consistono nell'avere una minore incidenza di infezioni, tempi di degenza post operatori più brevi e dunque una ripresa dall'intervento più rapida, aspetti importanti quando andiamo a trattare pazienti anziani".
    L'aneurisma dell'aorta addominale colpisce con maggiore frequenza pazienti maschi, con un'età superiore ai 50 anni ed è dovuto a un indebolimento della parete arteriosa e alla conseguente dilatazione progressiva e irreversibile dell'aorta che, in mancanza di un intervento tempestivo, può portare alla rottura. La prevenzione prevede controlli periodici soprattutto superati i 50 anni: il check up prevede un ecodoppler e, laddove venisse riscontrata la presenza di un aneurisma, la visita viene completata con una Angio tac. Per trattare l'aneurisma dell'aorta addominale si ricorre a un intervento chirurgico allo scopo di impedire la rottura dell'aneurisma stesso. "La procedura 'bloodless', che comporta una particolare preparazione del malato prima e dopo l'intervento, richiede un lavoro di squadra che coinvolge - dice Ballo - cardiochirurghi, cardio-anestesisti, perfusionisti, strumentisti e infermieri lavorano in perfetta sinergia per ottimizzare le condizioni del paziente fin dal pre-ricovero, in particolare nella correzione dell'anemia preoperatoria e della carenza di ferro. In questo modo, il paziente arriva in sala operatoria col più basso rischio di emorragie possibile". (ANSA).
   

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