(di Giovanni Franco)
(ANSA) - PALERMO, 19 MAR - Azioni da guerriglia urbana sono
andate in scena nelle ultime ore, a Palermo, per evitare i roghi
di cataste di legno, accesi alla vigilia della festa di San
Giuseppe. Con in volo anche un elicottero per sorvegliare la
zona. Due poliziotti e un vigile del fuoco sono stati feriti dal
lancio di pietre. Due i mezzi dei pompieri danneggiati, con i
parabrezza distrutti dalla sassaiola scagliata da ragazzi e
adulti schierati con ogni mezzo per impedire di spegnere i
grandi falò. E' il bilancio di circa 44 interventi delle forze
dell'ordine. Le prime fiamme sono state accese attorno alle 13
di ieri, le ultime a notte fonda. Per innescare i falò sono
stati utilizzati anche 180 cassonetti della spazzatura.
Tantissime le zone della città coinvolte dalla periferia, dallo
Zen alla Guadagna e Bonagia al centro storico nei mercati come
il Capo e Ballarò o nel quartiere Zisa. "E' evidente che la
vampa di San Giuseppe è una tradizione difficile da estirpare.
Dal canto nostro abbiamo lavorato dall'8 marzo ad ieri notte
senza tregua, accanto alle forze dell'ordine per riuscire a
prevenire situazioni di pericolo per le persone e per l'ambiente
oltre che le infrastrutture", dice l'amministratore della Rap,
l'azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti nel capoluogo
siciliano, Girolamo Caruso.
Per il ferimento dei due poliziotti sono indagati per lesioni
e danneggiamenti quattro ragazzi minorenni. In una sorta di
delirio collettivo c'è stato anche chi ha divelto le porte
dell'istituto scolastico Paolo Borsellino per bruciarle nei falò
nel quartiere Borgo Nuovo. Ma dove nasce la tradizione delle
"vampe di San Giuseppe"? "Impossibile datarne con certezza
l'origine, in quanto l'uso di accendere il fuoco per propiziarne
il volere dei santi è un fenomeno che risale alla preistoria. La
presenza delle vampe nel centro storico di Palermo è sicuramente
attestata a partire dall'Ottocento, come riferisce Giuseppe
Pitrè", afferma l'antropologo Ignazio Buttitta.
"Il rito prevede che bambini dell'unità rionale di appartenenza,
ma anche gli adulti, gli uomini nelle fasi più impegnative
dell'iter rituale (costruzione della catasta, accensione del
fuoco...), le donne come donatrici di oggetti domestici in
disuso da destinare alla combustione, siano impegnati nella
preparazione dei falò", prosegue il docente universitario.
"All'interno di grandi aree scelte per preparare la vampa,
possiamo individuare tre spazi specifici: lo spazio di raccolta
della legna (soprattutto operata dai bambini), il luogo di
accensione della vampa e lo spazio esterno (spazio del furto
dove si compiono le scorrerie per rubare la legna di altri
gruppi)", ricordano Nara Bernardi e Orietta Sorgi che hanno
realizzato una ricerca per l'archivio delle tradizioni popolari
siciliane.
La rappresentazione legata al folklore prevede, spiega Buttitta
che "la sera del 18 marzo i fuochi lampeggino ovunque nei
quartieri popolari: la luce e il calore emanati dalle fiamme
sono al centro dei primi apprezzamenti che si mischiano agli
schiamazzi dei bambini. Ancora diffuse sono le invocazioni al
Santo . Attorno al fuoco si raccolgono le persone più povere del
quartiere e in rarissimi casi vi si butta ancora il pane
(ricevuto in dono l'anno precedente da chi aveva fatto il voto a
San Giuseppe) tra le fiamme". (ANSA).
Guerriglia a Palermo per le 'Vampe' di San Giuseppe
Pietre contro agenti e pompieri, feriti per spegnere i roghi