Sicilia

Libri: storia vera di Elena in fuga dalla violenza

L'odore della nebbia,l'ultimo romanzo di Licia Cardillo Di Prima

Redazione Ansa

(ANSA) - PALERMO, 26 LUG - Si chiama Gesuina quando subisce una violenza lunga dieci anni. È Agata per il nonno, l'unica figura familiare che la riempie dell'affetto e della cura che neanche la madre le ha dato. Il padre è assente. Diventa Elena quando decide di tornare indietro alla ricerca del suo passato proiettato nel presente con un viaggio che incrocia le tappe di una vita segnata da un destino crudele. Tanti i colpi di scena ma nulla in questa storia è inventato. Nel suo romanzo "L'odore della nebbia" (Dario Flaccovio editore, 205 pagine, 16 euro) Licia Cardillo Di Prima si è ispirata, con una narrazione densa ma leggera, al caso vero di una donna che decide di raccontare il suo dramma infinito pieno di sofferenze e di scoperte inattese. Il contesto è quello di una comunità della Sicilia interna dove Gesuina sconta il "peccato" originale di essere figlia di una donna che per tutti è una "poco di buono".
    Questa per Gesuina è la porta dell'inferno. Non può studiare come vorrebbe, perde la sua innocenza per il sopruso di un orco che la tiene in gabbia per tanti anni, diventa madre mentre è poco più di una bambina. È soprattutto bersaglio delle ipocrisie di una società nella quale la donna è colpevole e non vittima.
    A tutto questo Giusina si ribella. Scappa lasciando anche i figli, trova in una città del Nord un lavoro e l'amore di un uomo che la fa diventare un'altra donna: quella che si farà chiamare Elena per riscoprire il suo passato tra le stradine di un borgo incagliato tra le montagne. Uno dopo l'altro ricompone i cocci della sua vita. Ritrova il fratello di cui non si era saputo più nulla, recupera la tenera memoria del nonno, scopre che anche sua madre dalla quale non aveva mai ricevuto una carezza è stata violentata e lei è il frutto di quello stupro.
    Licia Cardillo Di Prima non se la sentiva, confessa, di raccontare questa storia. Poi si è lasciata convincere da quello che chiama il "potere salvifico della scrittura" specie quando è usata come strumento di comprensione e di verità. Proprio di questo era convinta anche la protagonista che ha voluto così alzare con coraggio il velo sul suo volto e sulla sua storia.
    (ANSA).
   

Leggi l'articolo completo su ANSA.it