Sicilia

Terremoti: ri-fotografare per analisi effetti lungo termine

Ingv, ateneo e Accademia.A confronto scatti sisma Belice del '68

Redazione Ansa

(ANSA) - CATANIA, 13 GIU - Ri-fotografare a distanza di anni i territori colpiti da terremoti e sovrapporre le immagini con software specifici per comprendere in maniera chiara e immediata i cambiamenti sul paesaggio, analizzando per via indiretta le conseguenze degli eventi sismici dal punto di vista sociale e ambientale. È quanto è stato fatto con lo studio "Landscape, Memory, and Adverse Shocks: The 1968 Earthquake in Belìce Valley (Sicily, Italy): A Case Study" realizzato dall'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) in collaborazione con l'università di Catania e l'Accademia di Belle Arti di Palermo.
    Lo studio, recentemente pubblicato sulla rivista scientifica 'Land' di Mdpi, fa emergere l'uso della fotografia come strumento utile a scopi sia scientifici che divulgativo-formativi con l'obiettivo di favorire nella popolazione la consapevolezza dei rischi naturali, come quello sismico.
    "Partendo dal corposo patrimonio fotografico d'archivio del quotidiano 'L'Ora' di Palermo, custodito nella biblioteca Centrale della Regione Siciliana - spiega Mario Mattia, ricercatore dell'Ingv e co-autore dello studio - abbiamo investigato gli effetti sul territorio del terremoto che la notte tra il 14 e il 15 gennaio del 1968 colpì la Valle del Belice, nella Sicilia occidentale. Attraverso un lavoro di campagna svolto nel 2020, abbiamo ri-fotografato quegli stessi luoghi per rilevare la configurazione territoriale più recente e valutare l'impatto del sisma nel tempo".
    "Il lavoro di ri-fotografia della Valle - aggiunge il ricercatore - ci ha consentito delle riflessioni che corroborano quanto si può ancora dedurre dall'osservazione diretta del territorio dal punto di vista, ad esempio, dell'abbandono e della museificazione delle rovine. Un piano ri-fotografico su un periodo di tempo più ampio rispetto al nostro consentirebbe tuttavia una lettura ancora più accurata dei processi territoriali e culturali di lungo respiro. I 50 anni trascorsi dal 1968, infatti, per quanto interminabili - chiosa Mattia - siano stati per le comunità locali, sono un periodo di tempo ancora troppo breve per permettere di leggere efficacemente i cambiamenti in un contesto territoriale che sembra essere rimasto 'congelato' nel tempo". (ANSA).
   

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