(ANSA) - PALERMO, 22 GEN - Il "male oscuro" del carrierismo
ha minato la credibilità della magistratura. Proseguire la
ricerca di mandanti esterni alle stragi del 1992. Sono le linee
dell'intervento che Nino Di Matteo ha svolto all'inaugurazione
dell'anno giudiziario a Palermo in rappresentanza del Csm di cui
è componente.
Di Matteo ha sottolineato che proprio da questo distretto,
dove è stato in servizio per 18 anni, è partita dopo le stragi
una "splendida reazione che ha trasformato Palermo in un
avamposto di libertà". E per questo spirito di "orgoglioso
riscatto" ha rappresentato "un riferimento anche sociale e
culturale per quella parte di paese che non si rassegna al
predominio di metodi prevaricatori nella gestione del potere.
Bisogna opporsi - ha ripetuto - all'oblio, all'appiattimento a
logiche improntate al quieto vivere e a un formale efficientismo
burocratico".
È venuto il momento, ha sottolineato, di colmare "lacune di
verità" e di tornare a "percepire il Csm come baluardo contro
gli attacchi alla magistratura mossi dall'esterno e dall'interno
dell'ordine giudiziario".
L'appello nasce dal confronto con l'onda lunga, come l'ha
definita, "dei ripetuti scandali emersi a partire dall'inchiesta
della Procura della Repubblica di Perugia" sul caso Palamara.
Sono affiorate così situazioni che "rappresentano l'epilogo di
un malessere risalente nel tempo, uno spaccato di una patologia
che si è diffusa come un cancro con la prevalenza di logiche di
clientelismo, appartenenza correntizia o di cordata,
collateralismo con la politica". Queste logiche sarebbero state
alimentate anche fuori dal Csm con il "comportamento di troppi
magistrati pervasi dal male oscuro del carrierismo" e "tutto
questo ha comportato inevitabile discredito per tutta la
magistratura".
"Stiamo vivendo - ha aggiunto Di Matteo - una profonda crisi
di credibilità nella quale parte del potere politico, economico,
finanziario vuole oggi approfittare per avviare un vero e
proprio regolamento di conti contro quella parte di magistratura
che ha inteso esercitare a 360 gradi il controllo di legalità".
Per Di Matteo si tratta di "un regolamento di conti con chiare
finalità di vendetta da un lato e di prevenzione dall'altro con
il malcelato scopo di rendere anche attraverso progetti di
riforma ed iniziative referendarie assai discutibili l'organo
giudiziario collaterale e servente rispetto agli altri poteri".
"Il Csm continua a vivere con evidenti conflittualità interne
spinte contrapposte: da una parte quella ad un reale
cambiamento, dall'altra la difficoltà a liberarsi di antichi e
consolidati retaggi.
Di Matteo ha infine ricordato quelle che, a parere suo ma
anche del Csm, rappresentano le criticità della riforma
Cartabia. (ANSA).
Anno giudiziario: Di Matteo, male oscuro nella magistratura
'Csm sia baluardo contro attacchi dall'esterno'