Sicilia

Stato-mafia: Fiandaca, quel processo non andava fatto

Giurista, sentenza conferma tutte le riserve che avevo espresso

Giovanni Fiandaca

Redazione Ansa

(ANSA) - PALERMO, 24 SET - "Aspetto di leggere le motivazioni della sentenza d'appello, ma è chiaro che almeno in due o tre punti fondamentali avevo ragione io". Così il giurista Giovanni Fiandaca, ordinario di Diritto penale all'Università di Palermo, che insieme allo storico Salvatore Lupo ha scritto il libro "La mafia non ha vinto" in cui sollevava pesanti critiche all'inchiesta sulla cosiddetta "trattativa" Stato-mafia.
    Fiandaca, che ha sempre sostenuto in polemica con i magistrati della Procura di Palermo che il processo non si doveva celebrare, in un'intervista a "Repubblica" Palermo, ribadisce la sua tesi: "La Procura di Palermo non ne era uscita benissimo in primo grado nonostante le pesanti condanne. Oggi è molto peggio: sono emersi tutti i limiti di quell'indagine.
    Limiti giuridici che non sono stati visti. La buona fede e la passione investigativa hanno prevalso sulle ragioni del diritto.
    Per dirla in termini semplici: l'antimafia ha vinto sul rigore giuridico".
    Il giurista analizza poi il dispositivo della sentenza: "La formula con cui sono stati assolti i tre ufficiali dei carabinieri è esemplificativa: i loro comportamenti non costituivano reato. Quindi non minacciavano il corpo politico dello Stato. Gli ufficiali non hanno minacciato, hanno fatto il loro lavoro. E in altri casi è mancato il rigore giuridico. In realtà tutta l'indagine è andata in aula con forti debolezze storiche e giuridiche. Per quanto riguarda Dell'Utri si tratta di assoluzione piena, per non aver commesso il fatto. Secondo i giudici di secondo grado, nessuna sua condotta è stata di collaborazione o sostegno alla presunta trattativa".
    E alla domanda se ci fu o no la trattativa, Fiandaca risponde: "Non lo so, di sicuro quell'atto d'accusa e quella ricostruzione non andavano portati in aula". (ANSA).
   

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