Sicilia

Mafia: sgominato clan etneo, 38 arresti

Operazione dei carabinieri, tra indagati esponenti Cosa nostra

Redazione Ansa

(ANSA) - CATANIA, 14 GEN - Carabinieri del comando provinciale di Catania hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 38 persone indagate, a vario titolo, per associazione mafiosa, traffico spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi, trasferimento fraudolento di valori ed estorsione. Tredici le persone finite in carcere, 20 quelle poste agli arresti domiciliari, due attualmente irreperibili. Tre quelle sottoposte all'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. L'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia ha fatto luce sulle dinamiche criminali interne a un clan operante nell'hinterland etneo, evidenziando il ruolo preminente di due indagati indicati come personaggi di prim'ordine della 'famiglia' di Cosa Nostra Santapaola-Ercolano. Gli arresti sono stati eseguiti tra Catania, Siracusa e Palermo. Le indagini sono state coordinate dalla Procura distrettuale di Catania.

   Al centro dell'inchiesta un vasto traffico di droga e reati come estorsioni mafiose, la maggior parte non contestate per la mancata collaborazione delle vittime, reati in materia di armi e intestazioni fittizie di beni.  L'indagine è stata condotta dal Nucleo Investigativo di Catania dal dicembre del 2016 al dicembre del 2018, si è avvalsa anche delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia e fu avviata per monitorare le attività del gruppo di Mascalucia e dei suoi associati all'indomani della scarcerazione di Salvatore Mazzaglia e del genero, Mirko Casesa, entrambi ritenuti esponenti di vertice nella famiglia di Cosa Nostra Santapaola - Ercolano. A conclusione delle indagini sono stati contestati 46 capi di imputazione nei confronti di 51 indagati. Il traffico di cocaina, hashish e marijuana avrebbe avuto come figure centrali Mazzaglia, al quale vengono contestati 18 capi di imputazione, ed il suo gruppo criminale costituito dal figlio Giovanni, dal genero, dal nipote, Victor Mangano, e da Elena Nicosia, con il compito, quest'ultima, di mantenere i contatti con gli acquirenti e che si occupava insieme con Mangano del trasporto e della consegna dello stupefacente.

   Secondo quanto accertato, Mazzaglia sarebbe riuscito a stringere amicizia con esponenti della criminalità organizzata calabrese e con altri gruppi mafiosi operanti nel territorio etneo e nelle altre province siciliane, con i quali avrebbe attivato diversi canali di rifornimento per l'acquisto di ingenti quantitativi di droga. Proprio in ragione del credito goduto, Mazzaglia sarebbe riuscito ad ottenere la fornitura di stupefacenti a credito e ad un prezzo più favorevole rispetto a quello del mercato ordinario, al quale avrebbe poi applicato un rincaro che costituiva il guadagno per la sua intermediazione. Mazzaglia non avrebbe gestito nessuna piazza di spaccio sul territorio e si sarebbe limitato a movimentato grossi quantitativi di droga a favore di importanti acquirenti, i quali ne avrebbero curato successivamente la distribuzione agli spacciatori al dettaglio. Dell'associazione avrebbe fatto parte anche il figlio Giovanni, che avrebbe affiancato il padre nei traffici più rilevanti, tra i quali la fornitura di droga in provincia di Siracusa ai fratelli De Simone e, in provincia di Catania, ai fratelli Vacante, nipoti di Roberto Vacante, attualmente detenuto all'ex 41 bis. Durante le indagini è stato accertata anche una l'estorsione compiuta da Salvatore Mazzaglia e dal genero ai danni di un esercizio commerciale di Nicolosi e la fittizia attribuzione alla moglie di Casesa, Agata Mazzaglia della titolarità di una impresa per la commercializzazione di prodotti lattiero caseari e uova - che è stata sequestrata - allo scopo di eludere la normativa in materia di misure di prevenzione

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