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Ristorante, "il riccio è un capriccio"

Chef propone piatto di mare senza ricci a sostegno campagna

Redazione Ansa

"Il riccio è un capriccio" inutile e dannoso per l'ecosistema. Da qui l'idea di gustosissime linguine al sapore di mare. Ma di ricci non c'è traccia. La pasta è condita con una delicata crema di cozze emulsionate con l'uovo per fissare la consistenza. Un segnale forte che arriva dal ristorante Frontemare, al Poetto di Quartu, a sostegno della campagna di sensibilizzazione #iRicciMiPiaccionoInMare di QuiEtica.
    L'idea è dello chef Emanuele Cossu. "Il riccio è un capriccio", da oggi e fino alla chiusura della stagione di pesca al riccio nell'aprile 2020, è inserito nel menù. Un'inedita e creativa iniziativa. Parte del ricavato dalla vendita del piatto andrà a sostenere la campagna per la tutela di questi animali marini che rischiano l'estinzione per via del prelievo sempre più intensivo a fini gastronomici.
    "I ricci sono molto preziosi per l'ecosistema marino e meritano una pesca più etica e tutelata", afferma Manuela Maninchedda, presidente di QuiEtica.
    "Lo scopo è sensibilizzare i clienti verso una scelta consapevole. Ogni forchettata di linguine può contribuire a salvare nei nostri mari i ricci", spiega Giuliano Matta, titolare di Frontemare, nel presentare l'iniziativa. "Oltre ad eliminare i ricci dal menù diamo un supporto concreto a chi, come QuiEtica, aiuta ad accendere i riflettori su un problema di enorme portata. Si può sacrificare l'ingrediente principale senza rinunciare al suo gusto".
    Nell'aspetto organolettico è indistinguibile da una pasta ai ricci. La richiama nel sapore, colore, consistenza. "L'intento non era creare una imitazione ma un piatto gustoso utilizzando una materia prima autoctona e non a rischio", spiega lo chef.
    QuiEtica utilizzerà la donazione per finanziare la campagna.
    "Ma anche istituire un osservatorio permanente che coinvolga istituzioni, pescatori, consumatori, ristoratori e università - precisa Maninchedda - produrre un documentario che racconti come questa specie sia a rischio anche in altre regioni italiane, come Sicilia, Puglia e Campania, e in altri Paesi europei che si affacciano sul Mediterraneo".

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