Regioni

Sardegna-Giappone, i segreti longevità

Porto Cervo Wine & Food celebra le 'Blue Zone' del pianeta

Redazione Ansa

Tonno e ricotta, sgombro, mandorle e Cannonau, ma anche fichi, avocado e salsa di soja o daikon, funghi shiitake con salsa al tè verde. E' il menu che ha celebrato al Porto Cervo Wine & Food Festival le "Blue Zone", aree geografiche del pianeta dove si vive più a lungo: Sardegna, Ikaria in Grecia, Loma Limda in California, Penisola di Nicoya in Costa Rica e Okinawa in Giappone. Zone geograficamente lontane fra loro accomunate però da una bassa incidenza di malattie come il cancro e un'alta percentuale di persone che superano i 90 anni. Studi scientifici hanno dimostrato che questo "elisir di lunga vita" è legato all'attività fisica, a solidi legami familiari e umani e anche alla qualità del cibo.

Maurizio Locatelli, executive chef del gruppo Marriot e il collega giapponese Hiro, uno dei più promettenti chef internazionali, hanno firmato a Porto Cervo i piatti dedicati alle 5 "Blue Zone" del mondo. "Il tema della cena è stato quello della longevità: non solo nell'alimentazione ma come stile di vita, in Sardegna come in Giappone" ha spiegato chef Hiro all'ANSA. "Oggi le persone sono più attente a ciò che mangiano ma tanti anni fa non esisteva questa ricerca. Si mangiavano i prodotti dell'orto, era la normalità. Oggi abbiamo perso queste abitudini, siamo sempre di corsa e sotto stress. La ricetta per vivere più a lungo - ha detto lo chef giapponese - è mangiare bene e essere sereni".

Nella giornata conclusiva del festival, il professore Gianni Bacchetta dell'Ateneo di Cagliari ha presentato il percorso scientifico che consentirà di produrre un vino geneticamente identico a quello che bevevano i nuragici.

Importanti scoperte negli ultimi anni hanno stabilito che la storia del vino in Sardegna risale a 4mila anni fa. "Vicino a Santadi sono stati trovati dei vinaccioli databili al 2500 a.C. - ha raccontato Bacchetta - e lungo il corso del Tirso, nel villaggio nuragico di Sa Osa, sono emersi dei pozzi in cui erano perfettamente conservati beni alimentari risalenti al 1.400 a.C: vi erano noci, meloni, carne di cervo, e due tipi di uva: malvasia e vernaccia".
   

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