Sardegna

Al Sardinian Job day 20mila presenze

Si cerca soprattutto nel turismo e in settori innovativi

Redazione Ansa

Seconda e conclusiva giornata del Sardinian Job day inaugurata dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti: anche oggi circa diecimila ragazzi, ma c'erano anche tanti adulti, alla Fiera campionaria della Sardegna per i colloqui con le imprese. Tutti con il curriculum in mano e con la speranza di trovare il contatto giusto per la svolta lavorativa. I più giovani, gli alunni delle scuole arrivati da tutte le parti dell'Isola, erano lì non necessariamente per trovare occupazione: l'obiettivo dell'edizione evento sulle politiche attive per il lavoro della Regione Sardegna, promosso dall'Aspal, era anche quello di dare informazioni alle nuove generazioni.

Bilancio complessivo: 20mila persone nelle due giornate con quasi 6mila colloqui programmati, oltre a quelli liberi svolti nei desk delle aziende espositrici. Soddisfatto il direttore generale dell'Aspal, Massimo Temussi. "Sono numeri in crescita rispetto alle passate edizioni - commenta - abbiamo superato l'iniziale obiettivo che ci eravamo prefissati delle 16mila presenze, cercando di accontentare tutti e di non pregiudicare troppo i servizi offerti". Le aziende in campo erano centosessanta.

La strada più battuta dai candidati è stata quella del turismo. "Ho fatto otto colloqui in un giorno solo anziché portare i cv a destra e a manca", spiegano molti giovani e non. "È una giornata molto utile che mette insieme imprese e ragazzi in cerca di un lavoro, le aziende sono lì per ascoltare - racconta uno dei selezionati ai colloqui - ho notato che nelle aziende sarde c'è grande voglia di far ripartire l'economia e il lavoro, l'aiuto di seminari e laboratori è fondamentale per farci capire come proporci al meglio". Una due giorni anche di dibattiti e indicazioni. Come quelli arrivati dalla tavola rotonda "Innovazione digitale e impatto sul mercato del lavoro: competenze digitali e mismatch". Punto di partenza e di riflessione: i dieci lavori più cercati oggi non esistevano fino a 10 anni fa, e il 65% dei bambini che frequentano ora le elementari faranno un lavoro che ancora non esiste.
   

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