Sardegna

Eva Robin's, 'la mia Madame e il gioco crudele del potere'

L'attrice in Sardegna: 'Non sono più una cattiva ragazza'

Redazione Ansa

Eva Robin's in Sardegna con "Le Serve", capolavoro del drammaturgo francese Jean Genet riletto da Veronica Cruciani, in cartellone il 6 marzo all'Ama di Arzachena, il 7 al Teatro del Carmine di Tempio Pausania, l'8 al Civico Oriana Fallaci di Ozieri e il 9 al Teatro Centrale di Carbonia, sempre alle 21 per Cedac. "Il ruolo della padrona rappresenta il potere sia femminile che maschile", racconta all'ANSA l'attrice che nello spettacolo interpreta Madame, accanto a Beatrice Vecchione e Matilde Vigna, rispettivamente Claire e Solange, le 'Serve' del titolo.
    "Madame è anche l'oggetto del desiderio delle 'Serve', che la amano e la odiano allo stesso tempo e compiono questo rituale di ucciderla, in una specie di gioco, che devono sempre interrompere e che ripetono dell'infinito, finché questo fallimento si ripercuote su loro stesse e la finzione lascia il posto alla verità", spiega Eva Robin's, celebre attrice e conduttrice, icona pop e simbolo della cultura transgender, artista eclettica che spazia fra cinema, teatro, musica e televisione. "La mia carriera - ricorda - è iniziata in Sardegna negli anni '80 durante una vacanza a Porto Rotondo. Paolo Villaggio mi introdusse a una festa, c'erano da Bianca Jagger ai grandi industriali, si sparse la voce e feci il mio primo spogliarello. Poi Roberto Granata mi fotografò nuda su uno scoglio. E' nato tutto lì".
    Ispirato a un fatto di cronaca, "Le Serve" rappresenta il legame tra due sorelle, cameriere al servizio di Madame, che si alternano nel ruolo della padrona, indossando i suoi abiti, e inscenando il suo assassinio. "Il testo di Genet parla della disparità sociale, del capitalismo, di due classi diverse che si confrontano - analizza Eva Robin's, al secolo Roberto Coatti - La padrona si trova in una posizione di superiorità, lo fa sempre sentire alle ragazze, cui ripete che sono persone fortunate, fanno una vita modesta, i vestiti gli vengono regalati mentre lei li deve acquistare".
    Dal debutto ne "La voce umana" di Cocteau, al successo di "Tutto su mia madre" che le è valso una nomination al Premio Ubu, al recente "Evə", il rapporto dell'attrice con il teatro non si è mai interrotto. "E' diventato un piacere, una necessità quasi. Con un corpo che non è più quello di una volta - commenta con garbata autoironia - la distanza dell'artista sul palco permette, ancora più del cinema e della televisione, di affrontare i ruoli senza preoccuparsi dell'età dei personaggi".
    E a proposito di antiche e nuove trasgressioni, chiarisce: "Non posso più dare cattivi esempi, posso solo dare consigli, con il tempo si arriva a una saggezza, e anche per non tradire la fiducia di chi si è riconosciuto e ha visto in me un esempio, cerco di essere molto attenta e calibrata, e responsabile. Ma - confessa - mi lascerei andare anch'io volentieri a qualche leggerezza sconsiderata".

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