Sardegna

Crenos, 'Sardegna in allarme rosso si rinuncia anche a cure'

Presentato rapporto, 'indicatori negativi, serve un progetto'

Redazione Ansa

"La Sardegna è in allarme rosso: troppi gli indicatori economici negativi". Lo ha evidenziato Raffaele Paci, referente scientifico del trentesimo Rapporto Crenos sull'economia della Sardegna presentato questa mattina a Cagliari.
    "Dal rapporto emerge un quadro di allarme rosso, che indica la necessità di una profonda attenzione per quello che sta succedendo in Sardegna - ha sottolineato Paci a margine della presentazione del dossier redatto dal Centro di ricerche economiche Nord-Sud (Crenos), delle università di Cagliari e Sassari -. E non solo dal punto di vista del Pil, ma proprio del sistema Regione".
    L'elenco delle criticità è lungo, ma su tutti svetta un dato preoccupante: "La nostra popolazione sta rinunciando alle cure mediche: siamo la regione in Italia con il più alto tasso di rinuncia, le prestazioni non sono sufficienti".
    Elemento evidenziato anche dalla direttrice del Centro regionale di analisi economiche, Anna Maria Pinna: "Abbiamo la percentuale più alta di cittadini che rinunciano alle prestazioni sanitarie pubbliche - ha ribadito rispondendo alle domande della stampa -, e se analizziamo i livelli essenziali di assistenza la nostra regione, in due su tre degli indicatori, fa meno del minimo necessario".
    E poi la demografia: "Si nasce di meno e si muore di più, i giovani fuggono - ha chiarito Paci -. Il mercato del lavoro è molto debole: ci sono troppi part-time, troppi precari, troppe persone a tempo determinato e difficilmente giovani così possono pensare a costruire un futuro". E ancora il numero dei laureati "sempre molto basso", mentre a livelli d'allarme resta la dispersione scolastica.
    "Così non ce la possiamo fare - ha precisato l'ex assessore regionale della Programmazione con la Giunta Pigliaru - in questo modo siamo destinati a un lento declino, non lo nascondiamo: siamo un piccolo vagone rispetto all'Italia, valiamo i 2% del Pil nazionale".
    Per farcela, secondo il docente "dobbiamo avere un progetto duraturo, di lungo periodo e condiviso, che punti sulle cose essenziali come l'istruzione, l'innovazione tecnologica, l'ambiente e la nostra identità, che è unica". "Se queste cose sono seguite da tutti allora ce la possiamo fare: le possibilità e le potenzialità le abbiamo". 

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