Sardegna

Borghetti, "in Chénier amore, gelosia e ideali traditi"

Il musicologo presenta al Lirico di Cagliari l'opera di Giord

Redazione Ansa

"Andrea Chénier è un dramma dinamico, una storia avvincente, rimanda a un colossal cinematografico." Con queste parole il musicologo Vincenzo Borghetti ha presentato l'opera di Umberto Giordano, in un incontro con il pubblico nel foyer di platea del Lirico di Cagliari. Il capolavoro verista va in scena dal 21 al 30 aprile, terzo titolo del cartellone di Lirica e Balletto.

"Una storia da vivere in presa diretta, col suo affastellarsi di eventi, le scene affollate e il ritmo serrato che quasi non danno respiro allo spettatore e lo incollano alla sedia, e allo stesso tempo gli consentono di gustarne ogni momento - ha aggiunto l'esperto - i quattro quadri si configurano quasi come quattro fulminanti atti unici, ognuno con la propria autonomia in questo racconto corale".

Mancava da Cagliari dal 2008 questo titolo, "affresco storico del fine '700 pre rivoluzionario e poi dell'epoca del terrore, del tutto credibile, tratteggiato con cura e dovizia di particolari nell'ambientazione, sia dal librettista Luigi Illica che dal compositore", ha spiegato Borghetti nel presentare l'opera. "Una storia di amore, gelosia, morte che possiamo leggere solo all' interno dei fatti storici in cui è inserita, in primo piano la rivoluzione francese, con i suoi ideali prima esaltati, poi man mano sfilacciati e poi traditi - ha argomentato - un dramma politico costruito attraverso una pluralità di voci, tutte con la stessa potenza narrativa e spazio nella drammaturgia: i protagonisti, i cosiddetti minori, le masse".

Spaesamento, delusione, sconcerto sono alcune parole chiare che ricorrono nel racconto di Borghetti che richiama, come nelle intenzioni del compositore, "il periodo post unità d'Italia, con uno scarto di un secolo, quando gli ideali risorgimentali si scontrarono con una nuova e problematica realtà, in un gioco di riflessi, la première fu accolta con successo alla Scala di Milano nel 1896, a pochi anni dal primo centenario della rivoluzione francese, in un'epoca dominata in Italia da un senso diffuso di delusione".

Il musicologo ha poi offerto una personale suggestione accostando la sfiducia nel presente del poeta Andrea Chénier a quella di Andrea Sperelli de Il piacere di D'Annunzio, icona di un ideale estetico-decadente. E' poi entrato nel discorso musicale. "Giordano costruisce il dramma attraverso melodie assorbite in un tessuto musicale dinamico e piccole arie incastonate come cammei per dar vita a un effetto, voluto, dirompente, ricco di forza e pathos".

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