Sardegna

Crisi del Nuorese, Confindustria "abbandonati dalla politica"

"Territorio escluso da Zes, persi fondi Pnrr per la ferrovia"

Redazione Ansa

"La politica ha abbandonato il Nuorese, l'Ogliastra e le sue imprese. Prepareremo un dossier da affidare al prefetto affinché si faccia portavoce della nostra sofferenza". Il grido d'allarme arriva dal presidente di Confindustria Sardegna centrale Giovanni Bitti, che ha convocato una conferenza stampa nella sede di via Veneto a Nuoro, per presentare i dati disastrosi sull'andamento dell'economia territoriale.

"Il territorio è stato escluso dai vantaggi delle zone economiche speciali (Zes) - ha detto Bitti - resta con infrastrutture inadeguate, abbiamo perso i fondi del Pnrr per la ferrovia, subiamo i disagi delle disconnessioni digitali, viviamo il grande bluff della programmazione territoriale e l'attenzione si sposta tutta sull'Einstain Telescope. Un tema importantissimo quest'ultimo ma poi dobbiamo affrontare anche le sofferenze ordinarie: con la pandemia abbiamo avuto un crollo del Pil del 7,6% e oggi siamo tra le 25 province più povere d'Italia con un reddito pro capite di 13mila e 700 euro, il più basso in Sardegna; il settore manifatturiero in 15 anni è calato del 40%: 340 mln di euro prodotti nel 2021 a fronte di 800mln registrati nel 2005 e il quadro è in costante peggioramento".

Presenti a Nuoro numerosi imprenditori. "Senza le Zes non abbiamo i vantaggi sulla tassazione e sui finanziamenti che hanno altre zone - ha odservato Mario Masini amministratore della Tipico Srl - a questo punto ci diano almeno una fiscalità di vantaggio, altrimenti tutte le aziende usciranno dal Nuorese per andare da altre parti".

"La mia è un'azienda che resiste a Nuoro da quasi 40 anni, abbiamo dimostrato affidabilità e valore ma i nostri progetti rimangono nel cassetto - ha detto Vanna Fois, amministratrice unica della Ilisso edizioni -. Ora escludono le imprese del territorio dai vantaggi e restano con un gap atavico a causa del tempo perso e della collocazione geografica penalizzante".

"Negli anni pre pandemia nel settore lapideo a Orosei avevamo 500 dipendenti e altrettanti nell'indotto, poi ci siamo dimezzati ma ora gli ordini tornano a crescere e vorremmo assumere - ha spiegato Gianni Buonfigli, amministratore di due aziende del distretto del marmo -. Dobbiamo programmare interventi nel medio lungo periodo: sulla logistica, sulle azioni di risanamento ambientale, sulla tecnologia e la professionalità, così non si va da nessuna parte". 

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