Sardegna

Sanità: tariffe vecchie, centri riabilitazione pronti a stop

Sos a Regione: risposte entro 3 aprile, a rischio posti lavoro

Redazione Ansa

Tariffe vecchie e inadeguate, ferme a 12 anni fa. Lo denunciano i centri di riabilitazione sardi: operatori e famiglie pronti a una maxi mobilitazione di protesta. Una lettera aperta - firmata da Acri, Aias Cagliari, consorzio Consalus, Gena Opera Gesù Nazareno - è stata illustrata in una conferenza stampa nella sede dell'Aias. È rivolta soprattutto alla Regione: l'obiettivo è quello di avere risposte concrete entro il 3 aprile. "Vogliamo - spiega la comunicazione - evitare la manifestazione pubblica di protesta degli assistiti, delle loro famiglie e degli operatori dei Centri Riabilitativi e l'avvio della sospensione dei servizi".

Bisogna - si legge nell'appello - "salvaguardare il diritto di migliaia di sardi alle terapie riabilitative sanitarie, sociosanitarie e socioassistenziali dirette al recupero funzionale e sociale a fare fronte alle esigenze di migliaia di pazienti in lista d'attesa in continuo aumento". Non solo. C'è anche l'esigenza di conservare il posto di lavoro di migliaia di operatori dei centri di riabilitazione.

Assicuriamo il 98% delle prestazioni riabilitative - hanno spiegato i gestori - e per alcuni regimi anche fino al 100% della riabilitazione globale sanitaria e sociosanitaria, dirette al recupero funzionale e sociale dei soggetti affetti da minorazioni fisiche, psichiche e sensoriali dipendenti da qualunque causa.

Nel complesso, i centri riabilitativi assistono quotidianamente circa 6.000 persone con l'impiego, ogni giorno, di circa 3.500 operatori. Un mese fa l'audizione in commissione Sanità del Consiglio regionale in raccordo con la Commissione Bilancio.

"Se non ci sarà una risposta adeguata da parte della Regione - spiegano - con un immediato adeguamento delle tariffe, saremo costretti, nostro malgrado, a scendere in piazza per manifestare tutto il disagio degli assistiti e delle loro famiglie, nonché quello di procedere poi al licenziamento del personale e quindi ridimensionamento ed alla chiusura dei Centri, con gravissime ed inevitabili conseguenze per l'utenza di un essenziale, insostituibile ed irrinunciabile servizio di pubblico interesse". 

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