Sardegna

Lavoratori di Portovesme su una ciminiera: "Non scendiamo senza risposte concrete". Urso convoca d'urgenza tavolo il 3 marzo 

'Subito un tavolo nazionale sulla vertenza energia'

Redazione Ansa

DI FABRIZIO FOIS

A 24 ore dall'avvio della procedura di cassa integrazione per 550 lavoratori a rotazione, si inasprisce la vertenza della Portovesme srl, nel Sulcis. Come accaduto nel passato per altre clamorose proteste che hanno investito un polo industriale da tempo in crisi, quattro operai sono saliti a 100 metri di altezza sulla ciminiera dell'impianto Kss della linea piombo per cercare di scongiurare quello che i sindacati definiscono un "disastro sociale" provocato dal caro energia che mette a repentaglio le attività produttive che divorano centinaia di megavatt. Gli aumenti hanno così colpito la multinazionale Glencore, che controlla lo stabilimento, costretta a pagare da poco più di 20 euro sino a quasi 800 euro a mega watt.

Sino a oggi l'azienda, sulla base di un accordo siglato a fine gennaio, aveva sospeso l'avvio della procedura di cig in attesa di trovare un'intesa sul prezzo dell'energia, ma "finora - conferma il ceo della Portovesme srl, Davide Garofalo - ci sono state solo delle interlocuzioni senza mai arrivare a risultati che potessero portare a una soluzione". Così i lavoratori hanno scelto ancora una volta la strada di una clamorosa protesta per sollecitare un confronto sui tavoli nazionali. L'appuntamento è stato fissato oggi dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso per venerdì 3 marzo alle 10 con la sottosegretaria Fausta Bergamotto, Regione Sardegna, istituzioni locali, azienda e parti sociali.

L'annuncio non è però bastato agli operai sopra la ciminiera: almeno per questa notte, i quattro rimarranno a 100 metri di altezza con sacchi a pelo e tende per proteggersi dal freddo e dalla pioggia. "Il 28 febbraio era la data entro la quale si dovevano presentare le soluzioni tecnico-giuridiche per interrompere la procedura di fermata dell'80% delle attività della società, con la chiusura di interi reparti e dell'impianto di raffinazione di San Gavino Monreale", ricordano i quattro sostenuti nella loro protesta dai loro colleghi in assemblea permanente ai cancelli e da quelli delle ditte di appalto, al secondo giorno di sciopero.

La Regione, intanto, con il governatore Christian Solinas, butta la palla sul campo dell'azienda: "deve fare la sua parte", incalza il presidente. Sul fronte politico scoppia la polemica. Se la viceministra all'Ambiente e Sicurezza energetica, Vannia Gava, richiama "il dovere di dare risposte rapide e concrete", il centrosinistra e il M5s vanno all'attacco. "Con la legge di bilancio - dice il deputato del Pd Silvio Lai - avevamo posto il problema dell'energia in Sardegna che veniva esclusa dagli sconti Iva perché priva di metano. Il governo però ha respinto irresponsabilmente i nostri emendamenti". Rincara la dose la vicepresidente pentastellata Alessandra Todde: "Governo e Solinas in vergognoso silenzio, non hanno fatto nulla".

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