Sardegna

Grillo: aperta la sesta udienza, in aula testi chiave

Atteso il racconto di genitori e amici della presunta vittima

Redazione Ansa

DI ANTONELLA BRIANDA

La sua è stata la testimonianza chiave, quella che ha di fatto monopolizzato la sesta udienza del processo - la prima del 2023 - davanti ai giudici del Tribunale di Tempio Pausania, in cui sono imputati Ciro Grillo e tre suoi amici genovesi, Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria, accusati di violenza sessuale di gruppo su una ragazza italo norvegese, Silvia, nell'estate del 2019. Un racconto molto sofferto, quello della madre della giovane, che all'epoca dei fatti aveva 19 anni e si trovava in Sardegna, a Porto Cervo, in vacanza.

"Mia figlia dopo l'accaduto era una persona diversa, da quel momento ha iniziato un periodo tragico in cui era solo un corpo che camminava. Da allora non riesce più a dormire con la luce spenta", ha detto la donna in aula, parlando per oltre quattro ore, visibilmente provata e commossa. "E' stata una testimonianza autentica, mai un'incertezza, colma di sofferenza. Riteniamo che possa essere di grande rilevanza nella ricostruzione del caso", ha spiegato l'avvocato Dario Romano, che tutela la presunta vittima insieme a Giulia Bongiorno, oggi assente. Un altro avvocato ha riferito che "la mamma ha fatto la mamma", lasciando intendere che la donna si è schierata con la figlia, senza se e senza ma. Fu lei ad accompagnare la ragazza nella clinica Mangiagalli di Milano per effettuare delle visite e dei controlli. E proprio ai carabinieri del capoluogo lombardo disse di aver notato dei cambiamenti profondi nella figlia.

La teste, che ha raccontato molti dettagli finora inediti su quella notte di 4 anni fa, mai svelati agli inquirenti nemmeno dalla figlia ("Silvia è stata sbattuta al muro ed è svenuta"), è crollata e ha pianto più volte durante l'udienza, in particolare quando ha ricordato l'arrivo a sorpresa dalla Norvegia, per il compleanno di Silvia, di una cara amica con cui la ragazza si era confidata dopo il presunto stupro. Il processo, che si svolge a porte chiuse per la delicatezza del caso trattato, ha visto dunque la figura della madre al centro dell'udienza. Durante il controesame, alla donna è stato chiesto di fare chiarezza sul contenuto dei messaggi e delle telefonate che, nelle giornate successive alla notte tra il 16 e il 17 luglio del 2019, ha scambiato con la figlia mentre la ragazza si trovava ancora in Sardegna e lei era invece a Milano. Secondo il pool difensivo, il tenore delle telefonate e degli sms non sarebbe compatibile con uno stato di stress: la ragazza, in un primo momento, sembrerebbe non aver fatto alcun riferimento a quanto sarebbe accaduto all'interno della villetta a schiera di proprietà della famiglia Grillo a Porto Cervo.

Durante l'udienza gli avvocati degli imputati hanno poi mostrato alcune fotografie, scattate e postate nei giorni successivi ai fatti contestati dalla Procura, in cui compare Silvia in bikini su un lettino in una spiaggia delle Galapagos. Per la difesa, queste immagini testimonierebbero la serenità e la situazione di non stress della ragazza. Le foto potranno essere depositate solo dopo le audizioni dei consulenti. In aula ha parlato anche la consulente tecnica della Procura, Veronica Chiodino - solo 5 minuti per spiegare come ha tradotto le chat tra Silvia e la sua amica norvegese - e il padre di Silvia. Il suo è stato un racconto molto più breve e meno impattante dal punto di vista emotivo rispetto a quello della moglie. Il presidente del collegio, Marco Contu, ha invece rinviato alla prossima udienza dell'8 marzo le deposizioni dei due migliori amici della ragazza, Adelaide Malinverno e Alex Cerato. Quest'ultimo nel luglio del 2019 si trovava in Sardegna insieme a Silvia: i due avrebbe trascorso la prima parte della serata del 16 luglio nella nota discoteca Billionaire di Porto Cervo per poi separarsi.

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