Sardegna

Accoltellò l'ex e uccise il figlio: la sentenza per stalking ci sarà il 7 giugno

L'imputato dovrà comparire davanti alla Corte d'Assise di Cagliari il 13 aprile prossimo

Il tribunale di Lanusei

Redazione Ansa

Dopo le repliche delle parti civili e della difesa, il gup del tribunale di Lanusei Paolo Cannas ha aggiornato l'udienza al 7 giugno per la sentenza nei confronti di Masih Shahid, il 30enne pakistano sotto processo con rito abbrevviato, con le accuse di stalking e maltrattamenti ai danni dell'ex compagna Paola Piras. L'uomo è attualmente detenuto a Uta (Cagliari) per aver ucciso il figlio 19enne della donna, Mirko Farci, e per aver infierito con decine di coltellate su di lei lasciandola in fin di vita nella sua casa di Tortolì l'11 maggio 2021. Per questi fatti Masih Shahid dovrà comparire davanti alla Corte d'Assise di Cagliari il 13 aprile prossimo.

L'imputato oggi non era in aula, era presente invece Paola Piras accompagnata dal suo avvocato Paolo Pilia. Nell'udienza precedente, la pm Giovanna Morra aveva sollecitato per l'uomo una condanna a 4 anni e 8 mesi di reclusione. Alla richiesta si erano associate anche le parti civili rappresentate dagli avvocati Paolo Pilia, Marcello Caddori e Maurizio Mereu. Il difensore dell'imputato, Federico Delitala, si era invece speso per ottenere una perizia psichiatrica sul suo assistito: il giudice su questo non si è ancora pronunciato.

Stamattina nel corso delle repliche le parti hanno reiterato le loro richieste. L'avvocato Delitala ha inoltre sollecitato la derubricazione del capo di accusa da maltrattamenti "a singoli episodi di percosse per i problemi psicologici dell'uomo" e ha chiesto per lui il minimo della pena con il riconosicimento delle attenutanti generiche "viste le condizioni di vita disagiate in cui viveva, ma anche in virtù delle scuse chieste dall'uomo a Paola Piras nel corso dell'ultima udienza".

I reati contestati al 29enne risalgono al perido che va dal novembre 2019 al dicembre 2020, quando l'imputato avrebbe isolato la sua ex compagna costringendola a rinunciare alla sua vita, insulatandola e minacciandola di morte fino a stringerle le mani al collo nell'ultimo incontro tra i due. Il 20 aprile scorso Shahid aveva tentato il suicidio impiccandosi con un lenzuolo nel bagno del carecere, ma l'allarme lanciato dal suo compagno di cella e l'intervento tempestivo degli agenti penitenziari gli hanno salvato la vita.

Leggi l'articolo completo su ANSA.it