Sardegna

I ragazzi si raccontano al cinema per uscire dall'ansia

Progressi misurati da neuropsichiatri, cresce l'autostima

Redazione Ansa

DI STEFANO AMBU

Fare cinema da attori, registi, fonici, montatori per superare disagi, ansia, angoscia. O piccoli e grandi traumi. Il risultato? Un film con quattro episodi presentati in anteprima nella sala congressi della facoltà di Medicina alla Cittadella universitaria di Cagliari. Non solo arte, ma anche un traguardo terapeutico accertato dallo staff neuropschiatrico che ha misurato alcuni paremetri prima e dopo il laboratorio di filmaking. Con esiti incoraggianti: in tre settimane, annunciano le esperte che hanno somministrato dei test alla fine del laboratorio, sono cresciuti autostima e diminuiti ansia e depressione. Migliora anche la consapevolezza sociale. Troppo pochi però 21 giorni per registrare progressi su iperattività e oppositività.

"Ma è chiaro - sottolinea Alessandro Zuddas, direttore della clinica di Neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza al Brotzu - che se è cresciuta l'autostima ci sono riflessi positivi anche su questi due fattori". Il laboratorio ha coinvolto 18 ragazzi e ragazzini tra gli 11 e 17 anni. Il coordinamento è stato affidato per la parte artistica al regista Massimo Guglielmi, autore di diverse produzioni anche per la Rai, e per la parte scientifica alla neuropsichiatra Antonella Gagliano, alla guida di un team di specialisti della salute mentale in età evolutiva.

Il progetto si chiama Filo di Arianna e ha coinvolto Università, Brotzu e Città metropolitana di Cagliari. "Filo di Arianna perché non ci sono labirinti senza via d'uscita - spiega Gagliano - È un messaggio a ragazzi che attraversano un momento di difficoltà affinché non perdano mai la certezza che la via d'uscita si può trovare. Siamo di fronte a un'emergenza psichiatrica, aggravata dalla pandemia,che porta tanti ragazzi, in questo momento tra il 30 e il 40% della popolazione in età scolare, ad attraversare momenti di tristezza e angoscia. Una condizione che rende necessario integrare i percorsi di diagnosi e cura anche con opportunità di crescita in ambienti non sanitari ma pensati per dare la possibilità di vivere esperienze positive insieme ai coetanei".

Tre settimane con oltre cinque ore di lavoro quotidiano tra Monte Claro, Calamosca, centro storico e passeggiata del centro commerciale. I ragazzi hanno anche scritto le loro storie che poi, in un omaggio al regista Krzysztof Kieślowski, sono diventati quattro film diretti da quattro neoregiste intitolati Bianco, Rosso, Blu e Nero. Sullo slancio, una di loro ha anche scritto e diretto un cortometraggio spot contro la violenza in casa presentato in un convegno a Milano.

Contenti tutti i giovani protaginisti del progetto. In una conferenza stampa finale dopo le proiezioni qualcuno di loro ha raccontato di essere rimasto affascinato dalla cinepresa e di voler prendere in considerazione anche la possibilità di lavorare in questo settore. Al di là degli sbocchi professionali, un'esperienza che ha consentito ai ragazzi di cimentarsi in una nuova esperienza. E di crescere insieme. "Di solito - annota il regista Guglielmi - i film sono fatti dagli adulti che raccontano i ragazzi. Qui i ragazzi si raccontano da soli attraverso il cinema".

Leggi l'articolo completo su ANSA.it