Sardegna

Lirico Cagliari: felice debutto di Diego Dini Ciacci

Applausi per nuova composizione "Salve Regina" di Sergio Rendine

Redazione Ansa

Beethoven, Mendelssohn e, incastonata tra questi due grandi classici, una composizione contemporanea, "Salve Regina". Il concerto al Teatro Lirico di Cagliari ha segnato il felice debutto di Diego Dini Ciacci. Ha diretto con mano sicura e esperta l'Ottava e la "Scozzese", eseguite a regola d'arte. L' attesa, oltre che per la prima volta sul podio cagliaritano del direttore di Trento, era per il nuovo lavoro di Sergio Rendine, Salve Regina" (Naviganti di stelle), per voce naturale femminile, coro e orchestra, su commissione del Teatro Lirico, in prima esecuzione assoluta.
    Napoletano, tra i più celebri, prolifici e versatili compositori contemporanei, ha fatto convivere la sontuosa polifonia del coro e la canzone popolare, in un gioco di specchi tra canto e coro. E, "Come due pietre incastonate in un gioiello, i due elementi si compenetrano", spiega il compositore, che attinge dai ricordi personali per restituire "una sacralità che odora di fieno e di cultura popolare". Tutto trasfigurato attraverso il suo sguardo e la sua cifra d' autore. Attraverso le voci giungono gli echi e le suggestioni delle processioni della Madonna di Montevergine a cui prendeva parte da bambino, con la sua dimensione religiosa, magica e liturgica. Una composizione molto apprezzata dal pubblico e dal direttore che ha reso omaggio al compositore battendo con la bacchetta sulla partitura.
    In qualità di voce solista si è esibita Giuseppina Piunti.
    (sarà nel cast di La fille du régiment). Chiamata a sostituire all'ultimo Lucilla Galeazzi, ha raccolto gli applausi del pubblico, che, pur pian pianino, sta riempiendo di nuovo le file del teatro. Salve Regina (Naviganti di stelle) si avvale dell'omonimo testo liturgico in latino, interpuntato dai versi di una poesia scritta per l'occasione da Paolo Dossena, autore, editore, produttore e discografico di grandi successi internazionali. Inoltre, in un sorprendente momento del brano, Sergio Rendine utilizza il testo popolare campano di "Dio ti salvi Maria" in lingua maccheronica che affonda le radici nella memoria popolare del compositore. Nel finale, tutti, anche la sillabazione orchestrale, convergeranno, così come fa la preghiera, in un'unica parola: "Maria".
   

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