Sardegna

Air Italy: presidio Ap-Cobas-Usb al Mise il 25 maggio

Sindacati protestano divisi, i confederali il 3/6 a Montecitorio

Redazione Ansa

Associazione Piloti, Cobas lavoro privato e Usb organizzano per martedì 25 maggio una manifestazione dei lavoratori di Air Italy davanti al Ministero, dello Sviluppo economico per protestare contro il mancato accordo in sede sindacale e la prosecuzione della procedura di licenziamento per circa 1500 lavoratori dell'ex compagnia aerea sardo-qatariota, ormai in liquidazione, che operano tra la Sardegna e la Lombardia. Dalla questa settimana, infatti, la palla si sposta al ministero per l'avvio della seconda parte della procedura che durerà 30 giorni. Il presidio si aggiunge al sit-in già previsto dai sindacati confederali l'altra, programmata il 3 giugno davanti Montecitorio.

"Come buona parte di noi ha già sperimentato, siamo nuovamente nella fase finale di una procedura 223. Questo è, con ragionevole certezza, l'epilogo della nostra avventura in Air Italy e per molti di noi delle nostre storie che iniziano in Alisarda, Meridiana ed in Eurofly. All'orizzonte non c'è un porto al riparo dalla tempesta, non ci sono in vista né fusioni né sono assicurate dosi massicce di ammortizzatori sociali - spiegano in una nota Ap, Cobas e Usb - Quello che sembrava essere il grande investimento pubblico per il rilancio di un vettore nazionale, sta diventando l'occasione di definitiva svendita di quel che resta di un settore, in costante crescita, che fino a 12 anni fa impiegava nei 4 vettori principali 280 aerei e non meno di 25.000 persone. Da compagnia di bandiera a simbolo di un Paese alla deriva, che rinuncia al presidio di fondamentali flussi turistici e commerciali.

"In tale configurazione risulta evidente come l'azienda, l'unica vera responsabile di questo immane disastro, si sta defilando in quanto interlocutore. Mentre - attaccano i sindacati - le eventuali soluzioni relative agli ammortizzatori sociali passano decisamente in ambito politico, in capo ai ministeri competenti che hanno grande responsabilità di non aver controllato i processi e di non aver ascoltato le grida di allarme lanciate da anni dai dipendenti e dai loro rappresentanti".
   

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