Sardegna

Violenza donne: quando la paura è nel quotidiano

Giovani generazioni sempre più consapevoli, "lotta ogni giorno"

Violenza donne: inaugurata panchina rossa

Redazione Ansa

di Maria Grazia Marilotti

Battute all'apparenza innocue, avances non richieste, sguardi insistenti concentrati sulla fisicità, giudizi sull'abbigliamento, sul trucco, sui tacchi a spillo. Tanti gesti che passano troppo spesso sottotraccia, ma al contrario sono da cogliere ed evidenziare. Emerge tra le nuove generazioni un nuovo senso comune: il male arriva può nascondersi tra le parole. Giovani e giovanissimi, in un giro di opinioni raccolte a Cagliari, sono sempre più consapevoli del fatto che la violenza sulle donne si manifesti anche nelle relazioni quotidiane. Ragazze e ragazzi sottolineano la necessità di una società libera dalla cultura della violenza e discriminazione, che - dicono - ha un solo nome: maschilismo.
    "Nessun uomo ha la minima idea di cosa significhi camminare per strada la sera, girarsi per controllare di non essere seguite, chiedere alle amiche di mandarci un messaggio quando rientrano a casa, subire palpeggiamenti in luoghi pubblici o mezzi di trasporto", si sfoga Alice Loche, 22 anni, 5º anno di Giurisprudenza. "Sotto questo aspetto - spiega - le donne non sono mai state un pericolo per l'incolumità degli uomini. E questa serenità costituisce un privilegio che a noi non è concesso. Situazioni estenuanti, che accadono quotidianamente, sono considerate normali e se ne parla troppo poco". La pensa così anche Chiara Cocco, 32 anni, dottoranda in Antropologia culturale e futura mamma: "Semplici azioni quotidiane, come fare una passeggiata in solitario, sono per ogni donna e ragazza motivo di paura e panico. Basti pensare che in Italia le molestie verbali non sono considerate reato, e le donne sono le maggiori vittime". "Sogno una società dove prosperi il rispetto reciproco, la libera affermazione della propria identità e infinite opportunità di successo. E alla mia bambina che sta per nascere, auguro di vivere in un mondo in cui la violenza e la discriminazione restino solo un brutto e triste ricordo".
    Una consapevolezza che alberga anche nei giovani uomini. "La violenza sulle donne è un fenomeno quotidiano, si percepisce ogni giorno in ambienti di lavoro, per strada, nelle battute che girano nelle chat maschili - conferma Fabio Frongia, 32 anni, giornalista - Sembrano banali ma non lo sono affatto. Anzi alimentano un vero problema che dobbiamo combattere ogni giorno.
    E ognuno deve fare la sua parte. Il 25 novembre acquista quindi un significato importante". Anna D'Hallewin, 24 anni, impiegata, suggerisce: "Noi donne dobbiamo imparare a fare squadra. Unite si può riuscire a superare anche questo gravissimo problema". E Georges Jabra, a soli 18 anni, si dice consapevole delle discriminazioni di genere e del sessismo anche tra coetanei. E mette l'accento sulla "necessità di esprimere e sviluppare l'identità maschile libera dalla violenza e nel rispetto della dignità della persona".

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