Sardegna

Saras, "associazione contrabbando petrolio priva fondamento"

FederPetroli, massima fiducia nell'operato dell'azienda

Redazione Ansa

"Saras respinge fermamente ogni associazione del nome della società al contrabbando di petrolio e di carburante, in quanto del tutto priva di fondamento e lesiva della immagine propria e dei collaboratori del gruppo". E' la risposta della società petrolifera dei Moratti all'articolo di Repubblica 'Il petrolio dell'Isis nelle raffinerie sarde. Saras sotto inchiesta'. "Nell'articolo si fa riferimento a un'inchiesta del Tribunale di Cagliari rispetto la quale siamo a disposizione nella piena consapevolezza della bontà e della trasparenza delle operazioni effettuate dal Gruppo", si legge nella nota di Saras. L'azienda fa infine sapere che si riserverà ogni iniziativa a tutela del proprio buon nome.

FEDERPETROLI, "SENZA PAROLE" - "Appresa la notizia restiamo senza parole". E' la prima reazione del presidente di FederPetroli Italia, Michele Marsiglia, sulle perquisizioni alla Saras. "Seguiamo con attenzione le prossime fasi dell'indagine, sperando quanto prima che la Magistratura possa chiudere in positivo questa triste pagina economica del comparto energetico in Italia. Manifestiamo la massima vicinanza alla Saras ed al management, ed alle sue controllate. Nonchè la stima alla Famiglia Moratti nel ricordo che mi ha lega al dott. Gian Marco".

INCHIESTA DDA CAGLIARI APERTA 5 ANNI FA - È aperta da cinque anni l'inchiesta sul petrolio dell'Isis che sarebbe arrivato alla Saras. Gli investigatori della Direzione distrettuale antiterrorismo di Cagliari ci stanno lavorando da tempo, ma l'indagine è deflagrata con le perquisizioni effettuate nei giorni scorsi nelle sedi della società di Sarroch e Milano, dove sono stati raccolti dai finanzieri 18 quintali di documenti.

L'ipotesi su cui stanno lavorando i pubblici ministeri Danilo Tronci e Guido Pani riguarda il presunto arrivo nella raffineria di Sarroch, la più grande d'Europa, di barili provenienti dallo stato islamico - partendo dall'Iraq e passando dalla Turchia - acquistati a prezzi estremamente convenienti. Il fascicolo ipotizza i reati di riciclaggio, falso e reati fiscali, mentre nel registro degli indagati sarebbero finiti i vertici aziendali, Franco Balsamo e Marco Schiavetti. Tuttavia, la parte cruciale dell'inchiesta risulterebbe ancora contro ignoti e ipotizza un finanziamento all'organizzazione terroristica jiadista risalente al 2015. Sotto il controllo dei finanzieri sono finiti anche i viaggi di alcune navi della britannica Petraco Oil Company, arrivate a Sarroch nel 2016, con acquisti di prodotti da società delle Isole Vergini.

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