Sardegna

Sartoria Jerzu fabbrica mascherine

Produzione da 500 al giorno, dono anche all'Ats

Redazione Ansa

Da più di un mese forbici, aghi, filo e macchinari sono fermi. Non si taglia più la stoffa, non si creano più risvolti, orli e asole e, soprattutto, non si prendono più le misure a quei clienti che, per 60 anni, sono entrati nella sartoria artigianale "Mario Demurtas" a Jerzu, per farsi cucire, su misura, abiti, giacche e calzoni da pastore, rigorosamente in velluto, e farsi creare berretti sardi. Tutto fermo e otto dipendenti a casa.

La chiusura imposta per decreto è diventata un'opportunità per aiutare gli altri per la titolare, Valentina, che dall'1 gennaio, con il passaggio generazionale, ha preso in mano l'azienda dal padre Mario: realizzare mascherine per proteggere naso e bocca in un periodo in cui non le hanno neanche gli ospedali. I dispositivi di protezione prodotti in Ogliastra sono lavabili, realizzati in cotone, e riutilizzabili con una taschina anteriore per poter inserire, e sostituire, uno strato filtrante da usare e gettare.La produzione è arrivata a 500 al giorno da distribuire, gratuitamente, agli impiegati del Comune di Jerzu e nelle case di riposo, poi nei supermarket, nelle edicole, e tra i conoscenti o direttamente all'Azienda per la tutela della Salute.

"In un momento come questo ognuno di noi deve dare il suo contributo - afferma Valentina Demurtas - per questo stiamo cercando di realizzare nel minor tempo possibile un numero tale di mascherine, oggetti introvabili e sempre più preziosi, per donarle e da poter affrontare almeno questa imminente emergenza. Sono pronti i pacchi di mascherine da mandare a Cagliari, in dono all'Azienda Tutela della Salute che con Confartigianato Sardegna ha sottoscritto un accordo - sottolinea - il nostro piccolo contributo e ringraziamento verso chi ogni giorno e sul fronte a combattere per tutti noi".
   

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