Sardegna

Coronavirus: termoscanner in porti sardi

Richiesta a Pc, controlli interesseranno cinque scali

Redazione Ansa

Al via i controlli con il termoscanner nel porto di Cagliari. Si tratta del primo punto di controllo che viene attivato in Sardegna nell'ambito delle misure di contenimento e prevenzione del coronavirus decise dalla Regione con l'ordinanza dello scorso 23 febbraio firmata dal presidente della Regione. L'area per i controlli, che riguardano solo i passeggeri dei traghetti in arrivo nell'Isola, è stata sistemata all'interno della zona "sterile" a ridosso dell'area di sbarco, dove è stata piazzata una tenda e dove saranno effettuati i controlli con il misuratore elettronico della temperatura corporea.

Presto queste verifiche saranno estese anche agli altri scali portuali della Sardegna che hanno collegamenti extraregionali: Porto Torres, Santa Teresa Gallura (per le corse con la Corsica), Golfo Aranci, Olbia e Arbatax. Secondo i dati forniti dalla Regione, durante l'incontro con i sindaci, quando la macchina sarà completamente a regime e i termoscanner saranno installati anche in tutti i sette porti, saranno impegnati ogni giorno 20 medici, 20 infermieri, 80 volontari di Protezione civile e 20 funzionari della direzione generale.

SOLINAS, UNITI PER LA SALUTE DEI SARDI - "Un richiamo all'unità e alla coesione per rispondere con forza e determinazione all'emergenza e assicurare massimo impegno per la sicurezza dei cittadini". Così il presidente della Regione  Christian Solinas sul vertice a Cagliari con i sindaci per fare il punto sui protocolli operativi per l'emergenza coronavirus. "Stiamo mettendo in campo ogni mezzo possibile con l'obiettivo comune di tutelare la salute dei sardi", ha chiarito il governatore. All'incontro hanno preso parte gli assessori della Sanità, Mario Nieddu, della Difesa dell'ambiente, Gianni Lampis, e degli Enti locali, Quirico Sanna.

"Abbiamo risposto alle esigenze del territorio. Un'opportunità per fare chiarezza - ha spiegato Nieddu - e rafforzare la comunicazione tra le istituzioni sul tema dell'emergenza e dei protocolli operativi". Nel corso dell'incontro, oltre alle modalità d'intervento sono state ribadite le procedure da seguire nei casi sospetti: "È fondamentale non recarsi in ospedale o al pronto soccorso - precisa l'assessore della Sanità - ma, al contrario, è necessario contattare il medico di famiglia, il pediatra di libera scelta o la guardia medica. In seguito al triage telefonico i medici di primo contatto provvederanno a informare i dipartimenti di prevenzione e solo se ritenuto opportuno si attiverà, a cascata, il protocollo operativo".

Per Lampis è stato "un incontro importante per informare i sindaci sulla situazione generale e, soprattutto, per chiedere la loro collaborazione sul coinvolgimento per promuovere le buone pratiche di comportamento". In Sardegna, ha ricordato, "sono 6.600 i volontari di protezione civile in campo". Sanna ha parlato di quanto siano "fondamentali la collaborazione e la partecipazione delle comunità: la riunione con i sindaci ha proprio questo scopo. Insieme con l'Anci e il Cal abbiamo fatto squadra, perché in questo momento è importante l'unità dei territori e l'omogeneità dell'informazione".

APPELLO AI SINDACI, EVITARE DECISIONI DRASTICHE - La Protezione civile regionale incontra i sindaci sardi per condividere tutte le informazioni sull'emergenza coronavirus e sulla macchina allestita nell'Isola per evitare la diffusione del contagio. "Da oltre trenta giorni partecipiamo alle videoconferenze con il dipartimento nazionale, questa mattina si è tenuta la 49esima", ha spiegato agli amministratori locali l'assessore con delega alla Protezione civile, Gianni Lampis. Sottolineata l'importanza del ruolo del Coc, il Comitato operativo comunale presente in tutti i centri dell'Isola che si attiverà in caso di sintomo accertato e gestirà l'emergenza. Quanto ai dispositivi, Lampis ha ricordato che sono già attivi negli aeroporti i termoscanner per la misurazione della temperatura di chi arriva in Sardegna "a prescindere dalla provenienza", ha chiarito l'assessore. Nei porti gli stessi rilevatori stanno per arrivare: il primo a partire sarà lo scalo di Cagliari. Quindi una raccomandazione ai sindaci. "Dovete avere un ruolo attivo nella diffusione delle buone pratiche", ha detto Lampis. Presente alla riunione anche l'assessore degli Enti locali Quirico Sanna, che ai primi cittadini ha chiesto la "giusta cautela evitando decisioni drastiche". Al tavolo ci sono poi l'assessore della Sanità Mario Nieddu, i direttori generali della Sanità e della Protezione civile, Marcello Tidore e Pasquale Belloi, i presidenti di Anci e Cal, Emiliano Deiana e Andrea Soddu.

SINDACI CHIEDONO UN MANUALE SEMPLIFICATO - La richiesta dei sindaci è stata unanime: più chiarezza sulle procedure da attivare in caso di sospetto caso di coronavirus o di positività. "Abbiamo necessità di una circolare semplificativa", ha dichiarato il presidente dell'Anci Emiliano Deiana chiudendo l'incontro degli amministratori locali con la Protezione civile regionale e gli assessori competenti convocato dalla Regione per fare il punto sulle misure messe in campo per fare fronte all'emergenza. "Ci serve un manuale operativo che non ci rimandi ad altre circolari e consenta ai 377 primi cittadini di lavorare in serenità - ha spiegato Deiana - senza andare nel panico per un caso sospetto". Come è successo, per esempio, alla sindaca di San Giovanni Suergiu che ha dovuto annullare il Carnevale. O al sindaco di Golfo Aranci, Mario Mulas, che ha raccontato la sua personale esperienza vissuta in queste ore: un sospetto caso di positività di un marittimo della Sardinia Ferris, alla fine rivelatosi negativo. O ancora al vicesindaco di Porto Torres alle prese con un'altra situazione a rischio, poi rivelatasi infondata. Ciò che il direttore della Protezione civile Antonio Pasquale Belloi ha più volte ricordato ai sindaci è il ruolo dei Coc, i Centri operativi comunali che "devono essere attivati solo in presenza di casi confermati". L'obiettivo è quello di facilitare i Comuni nel disporre di tutte le informazioni aggiornate sull'evoluzione dell'emergenza.

4.500 CONTROLLI TERMICI AL GIORNO NEGLI AEROPORTI - Da quando è scattata l'emergenza Coronavirus in Italia, tra l'1 e il 26 febbraio, la sala operativa della Protezione civile della Sardegna ha gestito oltre 600 chiamate. Ogni giorno, inoltre, negli aeroporti di Cagliari e Alghero (Olbia è chiuso sino al 13 marzo) vengono svolti fino a 4.500 controlli termici per il rilevamento della temperatura.
Un'operazione che vede impegnati funzionari della direzione generale della Protezione civile (da 3 a 5), uno o due medici dell'Usmaf (Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera), due medici volontari e dai 10 ai 12 volontari della Protezione civile. Sinora le organizzazioni di volontariato coinvolte per l'emergenza sono state 33. Quando la macchina sarà completamente a regime e i termoscanner saranno installati anche nei porti, saranno impegnati ogni giorno venti medici, 20 infermieri, 80 volontari di Protezione civile e 20 funzionari della direzione generale. Sono i numeri illustrati oggi ai sindaci della Sardegna dall'assessore dell'Ambiente Gianni Lampis e dal direttore generale della Protezione civile Pasquale Belloi.

PRONTI A QUAARANTENA PER 110MILA SARDI - "Nel caso in cui fosse necessario mettere in quarantena un grande numero di persone la Regione Sardegna ha previsto un piano operativo che consentirebbe di isolare 110mila persone". Lo ha dichiarato l'assessore della Sanità Mario Nieddu riferendo in Consiglio regionale sulle misure da mettere in campo contro la diffusione del coronavirus. Dopo aver premesso che nell'Isola non è stato certificato alcun caso positivo al virus, l'esponente della Giunta Solinas ha spiegato che sino ad ora nella zona meridionale "ci sono stati 10 falsi allarmi, 11 persone alle quali è stata fatta la prova del tampone e nove in sorveglianza attiva (isolamento fiduciario). Nella zona settentrionale: cinque falsi allarmi, 12 tamponi eseguiti e 35 persone in sorveglianza attiva. Quanto ai dispositivi di prevenzione, Nieddu ha parlato di "24mila mascherine, 16mila camici e 66mila calzari". L'assessore ha ricordato che negli ospedali dell'Isola sono presenti sette camere a pressione negativa: tre al Santissima Trinità di Cagliari, due a Sassari e due a Nuoro.

PAIS, SARDEGNA REGIONE SICURA - "La Sardegna è un'isola sicura. I problemi sanitari sono sotto controllo anche grazie alle azioni messe in campo tempestivamente dall'assessorato regionale della Sanità". E' il messaggio che il presidente del Consiglio regionale Michele Pais ha voluto veicolare aprendo la seduta dedicata alla diffusione del coronavirus in Italia e alle misure messe in campo in Sardegna. Pais ha dichiarato che "l'unica cosa da evitare è che la psicosi faccia più danni della malattia" e ha invitato a "una maggiore consapevolezza sugli ingenti danni economici che il coronavirus, che ad oggi non ha fatto registrare neanche un caso nell'isola, potrebbe causare alla stagione turistica ormai imminente". "E' necessario - ha aggiunto - che proprio dalla nostra terra parta un segnale di tranquillità e di serenità: la Sardegna attende i turisti che, da tutto il mondo, sceglieranno la nostra isola per le loro vacanze". Il presidente ha poi ringraziato gli operatori del settore sanità, della Protezione civile e la stampa che, "con correttezza, sta dando le informazioni giuste alla popolazione".

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