Sardegna

Sanremo: il rap del giovane malato di Sla

Paolo Palumbo, chef sardo di 22 anni, corona il suo sogno

Redazione Ansa

di Francesco Pinna

"Se esiste una speranza ci voglio provare. Per volare mi bastano gli occhi, sono la montagna che va da Maometto, pur restando disteso sul letto". E' una vera e propria sfida alla malattia che lo ha colpito quattro anni fa, quando lui ne aveva appena 18, la canzone che Paolo Palumbo, chef oristanese, il più giovane malato di Sla di tutta l'Europa, canterà mercoledì 5 febbraio sul palco del Festival di Sanremo. Parole e musica sono sue. E la malattia che gli ha tolto la voce non gli impedirà di cantarla guidando con gli occhi il "comunicatore vocale" che gli ha ridato in qualche modo la parola. E pazienza, come recita proprio il testo della canzone, se la sua nuova voce sembra quella "di un casello autostradale".

Sul letto in cui è costretto nella casa del centro storico di Oristano, dove vive con i genitori e il fratello Rosario ("che mi presta braccia e gambe", dice) sta curando gli ultimi dettagli della sua partecipazione al festival. Aveva provato ad arrivarci partecipando alle selezioni di Sanremo Giovani, ma al secondo passaggio era stato escluso. Lo ha ripescato il direttore artistico e conduttore del festival, Amadeus, che era rimasto colpito dalla sua storia e dalla sua determinazione. Sul palco del festival gli daranno una mano altri due sardi, il rapper Kumalibre, al secolo Cristian Pintus, e Andrea Cutri (autore del brano col quale Patty Pravo conquistò il sesto posto al Festival del 2009) che dirigerà l'orchestra.

A Sanremo, Paolo Palumbo ci andrà in ambulanza con un'equipe medica che gli garantirà l'assistenza e l'ossigeno di cui ha bisogno per sopravvivere dopo l'intervento di tracheotomia a cui si è sottoposto solo una ventina di giorni fa. "I vertici dell'Ospedale San Martino mi hanno dato una nuova vita", racconta all'ANSA Palumbo. "Sanremo è il regalo più bello che la vita potesse farmi", afferma ancora, spiegando che tutto quello che gli è successo può sembrare un buon motivo per abbattersi. "Ma il mio carattere - dice il giovane cuoco - non mi ha mai portato a vedere il bicchiere mezzo vuoto. Sono sempre andato avanti malgrado le difficoltà che la vita mi ha messo davanti e la mia propositività mi ha permesso di fare cose che prima della Sla non avrei mai immaginato. E il mio sogno ora è di poter dire a tutti con la mia canzone che ciò che ci può fermare è solo un'apparenza: nulla ci può distruggere se noi non glielo permettiamo".

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