Sardegna

La favola di Bouba, dal Mali alla laurea

Sassari, è il primo laureato con protezione internazionale

Redazione Ansa

Il primo laureato con protezione internazionale dell'Università di Sassari si chiama Bakari Coulibaly, per tutti Bouba, arriva dal Mali, ha 32 anni e da due giorni è dottore magistrale in Pianificazione e politiche per la città, l'ambiente e il paesaggio. La sua favola è stata scritta ad Alghero, dove il neo architetto è arrivato nel 2016 per coronare un sogno. "Quando studiavo a Bamako desideravo tanto fare un master in Europa - racconta Bouba - sembrava un sogno irrealizzabile, si è concretizzato e sono felicissimo". Ha dedicato la tesi a "La cultura Maliana e gli effetti urbani delle migrazioni", ottenendo il massimo dei voti: 110 su 110 e lode. Ad accompagnarlo lungo il percorso la fitta rete di attori istituzionali, culturali e sociali che ad Alghero scommettono nel valore della multiculturalità. Uno dei punti di riferimento è Silvia Serreli, docente al Dipartimento di Architettura, Design e Urbanistica di Alghero, delegata rettorale per le Politiche di integrazione dei migranti e rifugiati e non a caso relatrice del dottor Coulibaly che, realizzato il suo sogno, ne ha già un altro. "Un giorno vorrei diventare professore, continuare a studiare, fare ricerca e insegnare", rivela. Nel frattempo "lavoro nelle cucine di un ristorante di Alghero, vivo con dei colleghi e amici - conclude - e sono grato alle tante persone di Alghero e dell'Università di Sassari senza le quali questo traguardo sarebbe stato impossibile".
    Nato nel nord del Mali, Bakari Coulibaly si è immatricolato nel 2016 ed è arrivato all'Università di Sassari con una borsa di studio della Conferenza dei rettori delle Università italiane e del Ministero dell'Interno per rifugiati e titolari di protezione sussidiaria, costretti nel proprio Paese a interrompere gli studi.
    Durante il corso di laurea magistrale ad Alghero, ha potuto trascorrere sei mesi alla Universitat autonoma di Barcellona col programma Erasmus Plus. La sua storia è un esempio per altri allievi dell'Università di Sassari titolari di protezione, inseriti dal 2015 nel percorso di integrazione che l'ateneo promuove con la rete territoriale dedita al progetto di una Università sempre più inclusiva.

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