Sardegna

"Pizzaioli" scomparsi in docufilm Naitza

Un omaggio al cinema, ai sogni di celluloide, alle sale chiuse

Redazione Ansa

di Maria Grazia Marilotti

Sono quasi scomparse le vecchie monosale, i cinema, un tempo punto di riferimento di città e paesi della Sardegna. E con loro, da quando non si proietta più in pellicola, si è estinto il mestiere del proiezionista. Il giornalista e regista cagliaritano Sergio Naitza dà voce a "L'ultimo pizzaiolo", nel nuovo documentario prodotto da Karel. Sarà proiettato in prima il 25 giugno a Sassari a Palazzo di Città, alle 18.30, al Sardinia Film Festival. A Cagliari al Greenwich, c'è stata l'anteprima per la stampa. Un omaggio al cinema, ai sogni di celluloide, alle sale ormai chiuse e fatiscenti e alla sapienza artigianale cancellata dalla tecnologia.

In 52 minuti il regista ricongiunge i fili della memoria e ricostruisce pagine significative della grande avventura del cinema e lascia la parola a tre ex proiezionisti, ai loro ricordi e aneddoti. Testimoni e protagonisti di un'epoca, piccoli artigiani che davano vita alle storie sul grande schermo. Sotto un proiettore si susseguono le memorie di Mario Piras, storico operatore dell'Olympia di Cagliari, Luciano Cancedda, proiezionista del Moderno di Monserrato, Dante Cadoni, del cinema Garibaldi di Villacidro. E poi Pino Boi, una vita in mezzo alla pellicola. Le immagini dei cinema della Sardegna "disabitati" scorrono nel documentario fotografato da Luca Melis, montato da Davide Melis, accompagnate dalle elaborazioni elettroniche di Arnaldo Pontis.

A Cagliari tutte hanno chiuso i battenti come a Nuoro, Olbia, Quartu, Iglesias, Lanusei. Sassari ha conservato il Moderno, trasformandolo in un multiplex. Resiste qualche cinema storico a Carbonia, Oristano, Alghero. "L'idea del documentario, più che a un istinto nostalgico, obbediva ad un percorso di denuncia sociale, cioè andare a curiosare dietro le serrande abbassate per scoprire cosa era rimasto delle sale cinematografiche di una volta - spiega Naitza all'ANSA - macerie, decadenza e abbandono: le immagini raccontano di una memoria collettiva che è stata per tante generazioni fulcro di una educazione culturale e svago a buon mercato, di luoghi popolari di aggregazione".

C'è questo e altro nelle scene di schermi ingialliti, poltroncine di legno coperte dalla polvere, macchine da presa smontate: piccole e grandi storie che appartengono a tutti e non meritano l'oblio. Naitza regala una nota malinconica nei titoli di coda, sottolineata da un brano fine anni Trenta, "Signora Illusione", eseguito dalla grande cantante sarda Lia Origoni, oggi centenaria. Quasi a far rivivere le suggestioni e la bellezza effimera de la Fabbrica dei sogni.

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