Sardegna

Elezioni Sardegna 2019: ANSA interpella i candidati

Alla vigilia del voto per le regionali in Sardegna, l'ANSA ha rivolto cinque domande ai sette candidati governatori

Regionali Sardegna, i 7 candidati governatori

Redazione Ansa

Alla vigilia del voto per le regionali in Sardegna, l'ANSA ha rivolto cinque domande ai sette candidati governatori. Quattro sono uguali per tutti e toccano i temi che, più di altri, 'agitano' i cittadini-elettori. L'ultima, invece, è specifica al singolo aspirante Presidente della Regione. I candidati sono stati inseriti in ordine alfabetico: Francesco Desogus (M5s), Vindice Lecis (Sinistra Sarda), Paolo Maninchedda (Partito dei Sardi), Andrea Murgia (Autodeterminatzione), Mauro Pili (Sardi Liberi), Christian Solinas (centrodestra) e Massimo Zedda (centrosinistra).

Cosa l'ha spinta a candidarsi al Governo della Regione? E se verrà eletto quale sarà il primo provvedimento da Presidente che la differenzierà dagli altri suoi sfidanti? 

Desogus: Lo spirito di servizio. Sono un attivista del Movimento da anni, penso che arrivati ad un certo punto ci si debba mettere in gioco e io l'ho fatto. Ho la fortuna di essere sostenuto da tantissimi attivisti in tutta l'isola: sono loro la mia vera forza. Sul mio primo provvedimento non ho alcun dubbi: tagliare i vitalizi agli ex consigliere regionali. Sono una vergogna cui centrodestra e centrosinistra non hanno voluto mettere mano. Noi lo faremo. Immediatamente.

Lecis: Era necessario e doveroso rispondere a una proposta di candidatura arrivata dalle forze che compongono Sinistra Sarda. Non si poteva privare la rappresentanza di valori e programmi quell'elettorato che voleva combattere efficacemente l'avanzata della destra con proposte del tutto nuove rispetto a quelle formulate dallo schieramento coagulato attorno a Massimo Zedda. Non si può infatti arginare l'avanzata del centro destra con gli stessi uomini - persino 4 assessori regionali uscenti - le stesse politiche, gli stessi programmi che ne hanno consentito la crescita rigogliosa. Serve una svolta. E questa sarà ben rappresentata dal mio primo atto di governo: il varo di un piano straordinario per l'occupazione che possa creare lavoro produttivo, qualificato ed equamente retribuito a migliaia di sardi.

Maninchedda: In 70 anni di autonomia abbiamo provato a cambiare la Sardegna per parti. Ma non si cambia a piccoli passi. Abbiamo organizzato le Primarias, chiedendo ai cittadini di fare una scelta sulla nazione sarda e sul candidato alla presidenza che avrebbe dovuto rappresentare questa opzione politica. La scelta è ricaduta sul mio nome ed è un onore poter affrontare una sfida con un obiettivo chiaro: si deve prendere atto che senza i poteri necessari al nostro sviluppo non riusciamo a guardare al futuro della nostra isola. Serve una rivoluzione intelligente.

Murgia: Mi sono candidato perché credo in un progetto sostenuto con entusiasmo dalle persone che mi hanno scelto. Credo sia importante dimostrare che il movimento autonomista e indipendentista ha titoli e competenze per governare la Regione, senza dipendere da nessuno perché la classe politica italiana ha fallito. Nella prima riunione di Giunta, lavoreremo immediatamente a un bando per la continuità marittima per eliminare l'attuale monopolio che ci tiene ostaggi. Pubblicheremo un bando sul risparmio energetico con l'obiettivo di ristrutturare almeno 50.000 case private. Avvieremo le procedure per un grande progetto di infrastrutturazione ambientale delle zone interne, dove Forestas farebbe accordi per co-gestire il trenino verde e, a livello comunale, tutelare il territorio e produrre energia rinnovabile. Finanzieremo immediatamente i 1700 giovani agricoltori truffati da un bando farlocco. Daremo il via a un percorso finalizzato alla gestione integrata dei servizi museali e bibliotecari. Finanzieremo la borsa di studio per i 345 medici specializzandi che sono costretti ad andare in continente per completare gli studi.

Pili: La sfida di Sardi Liberi è la più̀ imponente assunzione di responsabilità̀ del Popolo Sardo nel governo della Nazione Sarda. La mia candidatura nasce da una convergenza di forze identitarie, indipendentiste e sardiste. È la prima volta che schieramenti diversi, alle ultime regionali contrapposti, fanno tutti insieme un passo in avanti per unire le energie e le progettualità per una grande sfida tutta sarda di libertà e sviluppo. Tutti i partiti italiani senza distinzione hanno fatto prevalere gli interessi italiani e di lobby e potentati: sono tutti nemici della Sardegna. Nei primi dieci giorni di governo proporremo un piano urgente di abbattimento delle liste d'attesa, l'avvio dei cantieri H24 sugli interventi infrastrutturali urgenti, l'erogazione di tutti i pagamenti arretrati di fondi comunitari nell'ambito agricolo e produttivo e la definizione immediata dell'accordo con le compagnie low cost per la sottoscrizione di intese co-marketing prevedendo una variazione di bilancio fino al concorso di 100 mln di euro.

Solinas: In questi cinque anni la nostra Regione è stata governata in modo approssimativo e superficiale. È mancata una visione generale di sviluppo e i progetti portati avanti sono stati assolutamente inefficaci, nella sanità come nei trasporti, ma anche agricoltura, industria e turismo hanno risentito di un'inerzia significativa finendo nel pantano della peggiore politica. Bisogna cambiare, subito, a cominciare da una riforma sanitaria scellerata che smantella gli ospedali, senza tenere conto dei sardi. Poi, l'emergenza lavoro: va affrontata subito con risposte immediate e concrete. Nei primi sei mesi di governo attueremo con un Consiglio compatto scelte strutturali importanti.

Zedda: La mia candidatura è frutto di un percorso collettivo, nato dalla richiesta di tanti sindaci, amministratori locali, cittadine e cittadini esponenti di mondi diversi, di mettermi a disposizione della Sardegna e dei sardi. Noi sindaci - perché io così mi presento - conosciamo più di tutti le potenzialità e le possibilità dei territori. Da questa esperienza nasce il primo punto del nostro programma: la riforma della Regione è fondamentale per avere una Sardegna pronta alle sfide con l'Europa e con il mondo. Le leggi che regolano le deleghe assessoriali e la macchina amministrativa sono di 40 e 20 anni fa. Per generare a cascata sviluppo e lavoro serve una Regione che deleghi servizi, risorse e personale agli Enti locali, che stia accanto ai Comuni con più funzioni di indirizzo e controllo e meno di gestione.

Lo sviluppo in una Regione come la Sardegna non può che essere "sostenibile", soddisfacendo i bisogni di oggi senza compromettere quelli delle generazioni future. C'è bisogno di un Piano Marshall di nuova concezione per creare lavoro e dare impulso alle imprese, usando in modo intelligente tutte le risorse a disposizione, non ultime quelle ambientali. Quali strumenti intende attivare, in caso di vittoria, per coniugare occupazione, crescita economica, tutela dell'ambiente e del paesaggio? Si può impegnare fin da ora prevedendo una percentuale di investimenti da destinare a questo progetto?

Desogus: Intanto non è vero che tutti gli schieramenti condividono l'idea che lo sviluppo della Sardegna debba essere sostenibile: centrodestra e centrosinistra difendono ancora le centrali a carbone ed entrambi hanno tentato, quando sono stati al governo dell'isola, di riprendere a costruire nella fascia dei 300 metri: questo non possiamo dimenticarlo. Solo noi stiamo proponendo un nuovo modello di sviluppo, non una semplice percentuale di investimenti. Perché è inutile favorire investimenti verso settori già decotti, ma bisogna guardare al futuro, e il futuro è l'ambiente e l'energia rinnovabile. Ripeto, non è solo un problema di risorse, è un problema di prospettiva. Senza un nuovo modello di sviluppo sostenibile e condiviso la Sardegna non ha un futuro. Ma questo nuovo modello lo sta preponendo solo il Movimento 5 Stelle. Un modello fatto di una manifattura di qualità, di una agricoltura moderna, di una istruzione e formazione all'altezza delle sfide che dobbiamo affrontare. Gli altri schieramenti tradizionali rincorrono invece ancora le vertenze del passato e si oppongono a qualunque innovazione. I partiti tradizionali in vent'anni hanno forse risolto il problema del prezzo del latte o dell'industria o dei trasporti o della dispersione scolastica? Riproponendo ricette già fallimentari non si va da nessuna parte. Solo noi siamo in grado invece di proporre un vero rinnovamento.

Lecis: Non lo chiamerei Piano Marshall ma un piano del lavoro dove far convergere risorse pubbliche regionale e statali per investire principalmente nel riassetto idrogeologico, nella valorizzazione dei beni culturali, nel recupero del lavoro agricolo e dell'agro industria, nei settori dell'innovazione tecnologica. I 285 milioni che lo Stato ci ha scippato, e che devono rientrare nella disponibilità dei sardi, devono essere messi in gran parte nel Piano.

Maninchedda: L'economia della Sardegna è governata per legge da poteri esterni alla Sardegna e questo non è un fattore marginale, anzi è il problema principale. Detto questo, l'industria da attrarre e produrre è quella legata al sapere, alle tecnologie, alla meccanica di precisione, alle produzioni agro-alimentari, alla ricerca medica. Occorre promuovere l'industria legata alla connessione tra digitale e meccanico che oggi caratterizza tutti i meccanismi automatici alimentati da qualsiasi forma di energia. Il nostro nemico in questo orizzonte è l'ignoranza. Dobbiamo formare rapidamente e intensamente una nuova classe di tecnici specializzati. Un'industria sostenibile. La Sardegna deve partecipare in modo attivo e responsabile alla lotta al cambiamento climatico, alla transizione dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili. Certamente, una leva importante è rappresentata anche dai fondi europei che non sono stati utilizzati nel migliore dei modi.

Murgia: Dobbiamo riuscire a generare investimenti preservando il nostro ambiente. I temi sono tanti e le risorse si possono negoziare. Avremo nei prossimi anni tanti fondi europei da spendere (10 miliardi in 5 anni): proponiamo di incentivare la ristrutturazione delle case private e favorire la produzione e l'accumulo di energia pulita. Di gestire e valorizzare i nostri boschi. Di creare uno schema di incentivo automatico per finanziare le imprese che investono. Infine, considerato che le nostre infrastrutture sono la metà di quelle disponibili in una qualsiasi regione italiana, di privilegiare la rotaia per avere le maggiori città, i porti e gli aeroporti collegati con treni elettrici, veloci e connessi con i sistemi di trasporto urbano.

Pili: La nostra prima grande sfida èquella del lavoro. Non mero assistenzialismo temporaneo e distorsivo, ma un piano strategico quinquennale da un miliardo di euro (200 milioni all'anno) in grado di restituire dignità al popolo sardo attraverso il lavoro e la produzione. Un piano funzionale anche al mondo dell'impresa in settori come la produzione di beni e servizi, ivi compresi i servizi socio assistenziali e il turismo.

Solinas: Turismo, industria, agricoltura e allevamento, ambiente, energia vanno gestiti in modo sostenibile. Partiamo da qui e andiamo avanti, per attrarre le migliori forze imprenditoriali eliminando il clima di incertezza che blocca investimenti e sviluppo. Non basta: dobbiamo ripensare un nuovo modello urbanistico e creare una solida rete di infrastrutture nelle campagne, ma anche un sistema di trasporti locali efficiente. Subito il metano, per metterci al passo con l'Europa. Le risorse per realizzare i nostri progetti esistono, basta chiederle sia allo Stato che all'Europa con programmi seri, governi credibili e determinazione.

Zedda: Ogni azione di governo dovrà essere orientata a creare sviluppo e occasioni di lavoro in tutte le direzioni possibili, nell'ottica della sostenibilità economica, sociale e ambientale. Saranno fondamentali l'innovazione, la sperimentazione, la ricerca di vie non ancora percorse. Importantissima in questa direzione la legge urbanistica, che dovrà essere chiara e snella, favorendo l'azione dei Comuni. In questa direzione gioca poi un ruolo decisivo il sistema dei trasporti interni: il potenziamento della rete ferroviaria, a esempio, potrà garantire un freno allo spopolamento. Quanto all'energia, nell'attuale situazione altalenante penso che dovremmo gestire da noi i 450 milioni annui che le famiglie e le imprese sarde pagano in più. E puntare sulle rinnovabili in vista dello stop al carbone.

Si chiude una legislatura segnata da molte polemiche e scontri sulla gestione della sanità in Sardegna: dalla Asl unica alla riorganizzazione della rete ospedaliera, dall'elisoccorso alla chiusura dei piccoli presidi sul territorio, compresi i punti nascita. Se diventerà Presidente, quale sarà il suo modello di sanità per i sardi?

Desogus: Lo stiamo ripetendo da mesi: la Asl unica è stata un fallimento. Ormai lo ammette anche il candidato del centrosinistra, ovvero di quella parte politica che quella riforma l'ha voluta e approvata, salvo poi candidare nelle sue liste il padre della Asl unica, l'assessore Arru. La Sardegna è stanca di queste contraddizioni. Noi siamo per un modello basato su tre-quattro Asl, mantenendo però accentrati gli acquisti e il reclutamento. Bisognerà rafforzare l'offerta di servizi nel territorio ma soprattutto bisognerà liberare la sanità dall'abbraccio mortale con i partiti. Le nomine in extremis a fine legislatura sono state vergognose.

Lecis: Noi vogliamo smantellare la riorganizzazione della rete ospedaliera e tornare a una politica di rispetto e sviluppo della sanità pubblica. Che deve essere gratuita e di qualità. Dobbiamo rovesciare il paradigma che ha impoverito i servizi di molte zone della Sardegna. Vogliamo invece difendere e specializzare il ruolo dei piccoli ospedali e riportarli su standard importanti, non vagheggiare presunte e fallimentari case della salute che condannerebbero questi presidi al rango di modesti ambulatori. Riteniamo che debba andare avanti l'idea forza della medicina territoriale non danneggiata da politiche ragionieristiche che hanno invece ridotto i posti letto. Inoltre vogliamo smantellare l'Asl unica che si è dimostrata incapace di operare tempestivamente e con razionalità sui territori.

Maninchedda: Il primo atto della nuova Giunta sarà smontare completamente l'Azienda per la Tutela della Salute, passare a un sistema a tre Aziende, più il Brotzu e le aziende universitarie, rivedere la struttura e il perimetro dei distretti sanitari, rimettere a bando tutti i ruoli dirigenziali, aprire una vera stagione meritocratica, procedere a definire la rete sanitaria territoriale, ridare l'appropriata funzione agli ospedali di periferia, restituire funzionalità agli hub e ai centri di eccellenza. La riforma sarà fatta a partire dai pazienti e non dalle strutture o dai poteri sanitari. Fino a oggi, con l'assessore Arru, candidato del Pd con Massimo Zedda, abbiamo avuto una sanità dei militanti e non dei meritevoli, una sanità che non si è occupato delle malattie ma delle poltrone da spartire agli amici.

Murgia: La nostra sarà una sanità in prossimità. Da mesi stiamo difendendo i piccoli ospedali sul territorio, i punti nascita, la Sardegna è grande e con una bassissima densità abitativa, non è immaginabile pensare che si possa nascere solo in alcuni punti nell'Isola e i nostri anziani non devono fare decine e decine di chilometri per delle visite di routine. Vogliamo coprire le sedi vacanti dei medici di famiglia e dei pediatri e usare la telemedicina per venire incontro alle persone. Difendere la sanità pubblica in ogni modo possibile.

Pili: Apriremo la sanità̀ai più innovativi modelli organizzativi di livello internazionale, niente più code e liste interminabili di attesa, ma diagnosi e servizi h24, per dare servizi e ammortizzare, abbattendo i costi, le stesse apparecchiature diagnostiche. Partendo dal presupposto che occorre cancellare la gestione clientelare e antieconomica che caratterizza da tempo la sanità sarda prevediamo il varo di un vero e proprio piano di "efficienza sanità". Puntiamo alla riscoperta e la valorizzazione dei piccoli ospedali che taluno vorrebbe semplicemente eliminare. L'obiettivo èquello di coordinare e di integrare gli interventi sanitari con quelli dell'istruzione, con le politiche attive, di formazione, di avviamento, di inserimento lavorativo, di concertazione e cooperazione tra i diversi livelli istituzionali e con i soggetti del Terzo Settore.

Solinas: Una sanità vicina ai pazienti sardi e al territorio, che non mortifichi la generosità del personale sanitario che si impegna con sacrificio per tentare di tamponare scelte sbagliate. Saranno eliminate le lunghe liste di attesa riducendo gli sprechi di una gestione che ha scontentato tutti.

Zedda: Ho criticato in tempi non sospetti la riforma sanitaria per un motivo molto semplice: si è partiti dai contenitori e non dai contenuti, in termini quasi esclusivamente ragionieristici. Il mio obiettivo è una riforma che parta da ragionamenti e azioni basate sulla promozione di stili di vita sani, sull'educazione alimentare sin da bambini, sull'attività fisica a tutte le età, sulla sicurezza sul lavoro, sulla lotta all'inquinamento, sulla salubrità dei territori. A tutti deve poi essere garantito il diritto a un servizio di cura di uguale livello nei territori, con il rafforzamento della rete territoriale perché si possa avere assistenza senza essere costretti ad allontanarsi da casa.

Tutte le Giunte regionali che si sono alternate negli ultimi 20 anni hanno proposto soluzioni, le più diverse, per garantire il diritto alla mobilità dei cittadini e delle merci dalla Sardegna alla Penisola, e viceversa. Nessuno, però, è riuscito a centrare pienamente l'obiettivo. Come pensa di muoversi sul tema 'caldissimo' della continuità territoriale aerea e marittima?

Desogus: Il ministro Toninelli ha sbloccato la continuità aerea e si è scagliato violentemente contro i monopolisti dei mari: mi sembra un cambio di approccio al problema evidente rispetto a quando alle convention di Renzi Onorato prometteva biglietti sui traghetti a 14 euro. Non solo, la prossima convenzione marittima vedrà la Sardegna protagonista: non possiamo più essere spettatori di decisioni che ci riguardano così da vicino. Inoltre, non possiamo dimenticare i trasporti interni. Abbiamo proposto la realizzazione di una linea ferroviaria tra Nuoro e Olbia di cui il governo ha già finanziato uno studio di prefattibilità, e il passaggio a Rfi della Nuoro-Macomer, oggi di proprietà della Regione.

Lecis: Il diritto alla mobilità sancito dall'articolo 16 della Costituzione sembra non riguardare i sardi che si vedono negare questa possibilità. La questione è articolata e riguarda certamente la continuità territoriale aerea - attualmente un disastro - implementando maggiori risorse con una conseguente estensione delle rotte e dei posti e una riduzione dei costi dei biglietti. A questa va affiancata quella marittima per i passeggeri e per le merci. Con la creazione delle cosiddette autostrade del mare si consentirà una crescita dell'economia regionale. Ma per diritto alla mobilità intendo anche quello a poter viaggiare su strade sicure e dignitose e non su quei tratturi che innervano la nostra isola, intervenendo sul rinnovo del parco mezzi delle aziende pubbliche e di trasporto, sulla mobilità sostenibile e l'integrazione dei mezzi di trasporto.

Maninchedda: Se vogliamo incidere realmente nel campo dei trasporti, bisogna prendere quei poteri che oggi sono in mano allo Stato Italiano. Il sistema di continuità territoriale imposto dall'esterno determina che i sardi oggi non sono liberi di muoversi. Una famiglia di 4 persone, 2 adulti e 2 bambini, è costretta a spendere 570 euro per andare, con una piccola auto, da Cagliari a Civitavecchia (andata e ritorno) ad agosto. Non è accettabile. Bisogna fissare per i sardi delle tariffe massime che decidiamo noi, qui in Sardegna.

Murgia: Una continuità territoriale marittima che si basi su una tariffa ferroviaria interregionale, per far sì che i cittadini sardi spendano quanto si spende nel resto d'Italia, in ogni giorno dell'anno e in qualsiasi stagione, a prescindere dalle presenze turistiche. Stesso discorso vale per le merci: è insostenibile che le merci sarde abbiano una maggiorazione del 20%. Per adesso funziona uno schema dove lo Stato italiano decide chi deve, come e quando collegare l'Italia alla Sardegna. Noi rivendichiamo le competenze previste dallo Statuto Sardo e il nostro diritto alla mobilità. La continuità territoriale aerea va allargata agli aeroporti considerati minori.

Pili: In realtà tutti, centrodestra, centrosinistra, Cinquestelle e Lega non hanno mai proposto idee concrete su questo tema. Le uniche proposte innovative le ho avanzate nella mia attività politica: dalla tariffa unica aerea senza compensazioni alla rottura dei Monopoli dei mari. Ora proponiamo una rivoluzione: tariffa unica aerea a 30 euro per Roma e 35 per Milano senza compensazioni. Per la continuità marittima vogliamo l'immediata revoca della convenzione con la Tirrenia e un decreto che istituisca subito un contributo per passeggero e merce trasportata. Ognuno potrà scegliersi la compagnia più efficiente e meno costosa.

Solinas: I sardi devono potersi muovere liberamente e noi realizzeremo un autentico ponte aereo e navale con la Penisola e il resto d'Europa. Il nostro modello di continuità è chiaro e sta dalla parte di tutti i sardi, con il ripristino dei collegamenti aerei oltre che con Roma e Milano anche verso gli aeroporti delle principali città italiane ed europee. Mentre sulle rotte navali che devono essere ovviamente potenziate, sardi e turisti devono poter scegliere liberamente con quale operatore viaggiare in un sistema competitivo e affidabile.

Zedda: Servirà un ragionamento forte con il Governo nazionale, alla pari, per sancire il diritto dei sardi alla mobilità. Vale per la continuità aerea, che dovrà essere discussa in Europa con accanto lo Stato, come succede per Corsica e Baleari con Francia e Spagna. Sono necessari poi interventi infrastrutturali per l'adeguamento degli aeroporti, indispensabile per fare in modo di poter accogliere i flussi di passeggeri previsti in crescita per i prossimi anni. Vale per la continuità marittima, per cui faremo la legge regionale e gestiremo i 73 milioni della convenzione attuale, decidendo noi collegamenti e tariffe. È fondamentale per le persone ma anche per le merci.

LA DOMANDA SPECIFICA A DESOGUS - Una sfida in solitario per il M5s. E se lei verrà eletto, la Sardegna sarà la prima Regione governata dai Pentastellati. Da Movimento a partito di governo. Dalla protesta alla proposta. E' pronto a scendere a compromessi per realizzare la 'sua' idea di Sardegna?

R.: Per governare non servono compromessi ma ascolto e capacità di mediazione. Con i compromessi, che sono sempre al ribasso, la situazione è destinata a peggiorare. Non abbiamo paura di governare, è una sfida che ogni movimento politico deve saper accettare. E noi siamo pronti ad accettarla.

LA DOMANDA SPECIFICA A LECIS - Candidato della Sinistra Sarda, senza alcuna altra lista collegata, e in un momento storico dove essere di sinistra è sinonimo di sconfitta (elettorale), la sua corsa solitaria alla Regione non le sembra una missione impossibile?

R.: La sinistra finalmente ritorna in campo per fornire un'alternativa al feroce liberismo che ha prodotto ingiustizie, dolore, iniquità. Le politiche di questi anni hanno generato precarietà, diseguaglianza, stravolgimento delle regole del mercato del lavoro, profondi squilibri tra i cittadini e tra i vari territori. Serve una svolta profonda che rovesci totalmente quelle scelte. Per sanare così le ferite - dalla disoccupazione al prezzo del latte, dai trasporti all'assalto all'ambiente - e rilanciare il protagonismo di larghe masse di donne e uomini oggi escluse dalle decisioni. Né centrodestra, né centrosinistra hanno le carte in regola per poter governare l'isola dopo averla umiliata. Serve dunque un voto di sinistra che resti a sinistra e non venga tradito da politiche anti popolari.

LA DOMANDA SPECIFICA A MANINCHEDDA - Un ruolo di primo piano come assessore ai Lavori pubblici con la Giunta Pigliaru. E nella precedente legislatura alleato del centrodestra con Cappellacci governatore. Con entrambi gli schieramenti una rottura netta. Oggi si presenta da solo con il suo partito, il Pds. La Sardegna che lei 'sogna' non trova sponde: perché? È immaginabile proporre - e soprattutto realizzare, governando - un progetto così articolato senza la condivisione o l'appoggio di partiti che numericamente possono determinare la vittoria?

R.: Il nostro progetto, quello della nazione sarda, si è rafforzato con le Primarias. Noi, a differenza di altri, abbiamo messo la nostra faccia, il nostro programma, le nostre storie, scelte in maniera condivisa e le abbiamo proposte agli altri. Abbiamo iniziato un cammino, sono sicuro che dopo il 24 febbraio il nostro progetto troverà consenso anche in altre forze politiche, nella consapevolezza di molte altre persone. La strada è tracciata, ogni giorno che passa la nostra comunità cresce. Non siamo soli, siamo in tanti. Siamo sardi.

LA DOMANDA SPECIFICA A MURGIA - A lungo dirigente del Pd e prima dei Ds, funzionario della Commissione Europea, guida il polo indipendentista di Autodeterminatzione. La spendita dei fondi europei è cruciale per lo sviluppo della Sardegna. In questi giorni di campagna elettorale sta denunciando che questi fondi non vengono sfruttati al meglio dalla Regione. Quale soluzione propone e con quali strumenti, per attingere il più possibile dalle risorse che l'Ue ci mette a disposizione?

R.: La Sardegna sarà inserita nelle regioni in ritardo di sviluppo, quindi avremo a disposizione più fondi europei che, se la Regione sarà un bravo negoziatore, riusciremo a portare a casa. Grazie ad essi la Sardegna potrà rilanciarsi a livello di sviluppo economico e occupazionale. È una grande occasione di sviluppo corale che non dobbiamo sprecare e che non lascerà nessuno indietro.

LA DOMANDA SPECIFICA A PILI - Dopo l'esperienza da Presidente della Regione nella legislatura 1999-2004, si ripresenta ora in un quadro politico profondamente mutato. Alcuni partiti storici pressoché azzerati a fronte di nuove formazioni che spiccano il volo. Lei guida con Sardi Liberi una parte degli indipendentisti. Che però si presentano anche con altri candidati governatori. In caso di vittoria, pensa di riunire tutte queste realtà variegate, ma tutte con una matrice comune, in un unico partito-movimento? R.: Non esistono altri schieramenti identitari o indipendentisti. Alcuni sono un'ancora organica alla Giunta Pigliaru e altri sono legati alla sinistra estrema. Noi abbiamo già fatto una grande convergenza di movimenti: si chiama Sardi Liberi, l'unico movimento che può liberare la Sardegna e rimetterla il marcia. Con la schiena dritta e la testa alta, nel solo interesse del Popolo Sardo!

LA DOMANDA SPECIFICA A SOLINAS - C'è chi legge nell'alleanza tra il Psd'Az e la Lega una "vittoria annunciata" per il centrodestra, lo dimostrano i risultati dell'Abruzzo. Salvini è un alleato di peso. Ma anche un potenziale fagocitatore. Non teme, in caso di successo il 24 febbraio, di firmare un contratto di governo per i prossimi 5 anni sbilanciato sul Carroccio, a svantaggio delle idee e dei valori espressi storicamente dai Sardisti?

R.: Con la Lega di Matteo Salvini esiste un rapporto di condivisione di un progetto di sviluppo e crescita dell'Isola, della nostra autonomia, della salvaguardia della nostra specialità, dei nostri caratteri distintivi, della nostra lingua. Rappresenta anche un solido alleato all'interno del Governo, attraverso il quale possono trovare accoglimento le battaglie storiche della nostra Sardegna. Le idee e i valori espressi storicamente dai sardisti vengono esaltate dalla guida sardista della Regione, senza mortificazioni e subalternità.

LA DOMANDA SPECIFICA A ZEDDA - Un ampio schieramento di centrosinistra sostiene la sua candidatura alla Presidenza della Regione. Diversi candidati oggi nelle sue liste, hanno avuto un ruolo di rilievo nella Giunta uscente guidata da Francesco Pigliaru. E alcuni di questi, per i provvedimenti adottati, sono stati bersaglio di critiche anche aspre. Se verrà eletto, il suo sarà un Governo di continuità o discontinuità con il precedente?

R.: Da sindaco ho avuto modo di criticare il Governo regionale su diversi provvedimenti, ma riconosco anche azioni positive nel campo dell'istruzione, diritto allo studio, turismo e altre. La mia azione di Governo sarà in discontinuità con gli ultimi 40 anni, non con l'attuale giunta regionale o con quella precedente. Sarà tutta un'altra storia perché quello che vogliamo è lo sviluppo armonico della Sardegna, in ogni direzione. E senza azioni guidate da Milano e dagli esponenti di quella parte di nord che sino a poco tempo fa ci insultava utilizzando il termine "pastori". Gli stessi che oggi fanno campagna elettorale sul latte versato nelle strade.

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