Sardegna

Vitalizi: M5s su 'scandalo Sardegna'

Dopo intervento Di Maio mobilitazione sotto Consiglio 5 novembre

Redazione Ansa

Un incontro pubblico sullo "scandalo dei vitalizi in Sardegna". I parlamentari del M5s hanno deciso di convocarlo dopo l'intervento di Luigi Di Maio sulla misura in Manovra che prevede il blocco dei trasferimenti nel caso in cui le Regioni non procedano al taglio dei vitalizi degli ex consiglieri. L'appuntamento è per lunedì 5 novembre alle 10 davanti al palazzo del Consiglio regionale in via Roma a Cagliari.

L'ex premier ha parlato di "tempi di magra per quei nababbi che da anni campano di vitalizio alle nostre spalle", citando anche nome e cognome di "Claudia Lombardo, ex consigliera regionale sarda, baby pensionata che da quando ha 41 anni gode di un vitalizio di oltre 5.000 euro mensili" e di "Salvatore Caltagirone eletto in Sicilia per 51 giorni nel 2011 e da allora si pappa un vitalizio da 2.000 euro al mese".

I deputati e senatori pentastellati sardi ricordano che "ogni anno la nostra Regione spende 17 milioni per pagare la pensione a 312 ex onorevoli che hanno lavorato una manciata d'anni e che percepiscono mediamente 4500 euro ognuno, risultando i più pagati d'Italia dopo la Sicilia". Ma fanno riferimento anche alla proposta di legge "depositata quasi all'unisono dai consiglieri per versare in una sola tranche sei milioni di euro di contributi".

Il tutto, denunciano, "appare amorale, considerando che i sardi a fatica cercano di far quadrare i conti in famiglia, mandano avanti le proprie attività con grande difficoltà, e vedono tagliati servizi essenziali in nome di un risparmio che davanti a questi fatti perde tutto il suo senso". "La Sardegna - incalzano i parlamentari Cinquestelle - merita politici che pensino realmente al bene dell'Isola, non alle proprie tasche".

RETROMARCIA SULLA PENSIONE INTEGRATIVA - Le polemiche, la marcia indietro di alcuni consiglieri, ma anche i 'silenzi' di chi ha apposto la firma sul provvedimento. E' destinata molto probabilmente a naufragare per una questione di opportunità, la proposta di legge che stanzia 5,8 milioni del Consiglio regionale della Sardegna, in una sola tranche, per sanare la situazione contributiva dei sessanta componenti dell'Assemblea sarda. A pesare, poi, sul varo di un provvedimento che arriva a fine legislatura, c'è un dettaglio tecnico ancora da chiarire e che riguarda la retroattività, considerato che il contributo va versato entro l'anno solare.

Tutto fa pensare, quindi, che la proposta criticata da subito dal Movimento 5 stelle ("i consiglieri sardi hanno deciso che dobbiamo pagargli 5,8 mln di pensione integrativa", è stato l'attaccato del candidato alle prossime regionali Roberto Cappuccinelli), resterà ferma in commissione. In queste ore si moltiplicano i distinguo di chi la firma sulla '555' l'aveva apposta, per poi annunciarne il ritiro a bubbone scoppiato. E' il caso dei consiglieri di Art 1 Mdp, Paolo Zedda, e dei Rossomori, Emilio Usula.

Su Facebook Zedda spiega di essersi "dichiarato favorevole alla valutazione di una correzione che prevedesse il versamento pensionistico da parte dei consiglieri regionali", sottolineando però di non condividere "il modo con cui si propone di risolvere questa anomalia nella proposta di legge depositata". Non solo: "Non ho apposto la firma sul testo, come avrò modo di provare. Chiederò di correggere questo errore", scrive ancora Zedda. Quanto a Usula, interviene per dire: "dopo lettura più attenta ho deciso di ritirare la mia firma da quella proposta discriminatoria nei confronti dei cittadini che non possono usufruire dei medesimi vantaggi".

Difende invece il provvedimento uno dei capigruppo che ha materialmente raccolto le firme, Pietro Cocco del Pd. "Il Consiglio regionale della Sardegna - si legge in un suo post - tra i primi in Italia (forse il primo), ha abrogato il vitalizio già diversi anni fa senza introdurre alcuna forma previdenziale alternativa come previsto per i parlamentari e per i consiglieri di quelle regioni che come noi il vitalizio lo hanno abrogato.

È giusto o no riconoscere il diritto, senza privilegi, che ogni cittadino abbiente o meno abbiente possa svolgere liberamente il mandato istituzionale senza essere penalizzato nel suo percorso lavorativo? È giusto che la politica possa essere appannaggio solo di coloro che potranno finanziariamente permetterselo?". Tanti i like e i commenti positivi, molti però coperti dall'anonimato. Pochi invece quelli espliciti da parte di chi ha ha firmato la proposta.
   

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