Sardegna

Luci e ombre dello sviluppo sostenibile

Bene alimentazione e qualità vita, meno istruzione e lavoro

Redazione Ansa

Sviluppo sostenibile in Sardegna: bene, addirittura meglio della media nazionale, nelle voci alimentazione, consumo e produzione responsabili, vita sulla terra, pace, giustizia e istituzioni solide. Meno bene nei settori povertà, salute, istruzione, parità di genere, acqua, energia pulita, lavoro, imprese, innovazione, infrastrutture, disuguaglianze. È quanto emerge dal rapporto ASviS (alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile) 2018 presentato a Roma e che analizza le tendenze di ciascuna regione rispetto a numerosi fenomeni economici, sociali e ambientali.

L'indicatore Consumo e produzione responsabili mostra un miglioramento dovuto all'aumento dei rifiuti urbani nella raccolta differenziata: si passa dal 45% nel 2010 al 60% nel 2016 (52% media nazionale). L'indicatore Vita sulla terra colloca la regione su un livello marcatamente migliore rispetto all'Italia, dovuto all'indice di copertura del suolo pari al 3,8% nel 2016 rispetto a una media nazionale del 7,6%. Il calo osservato nel 2014 per la Povertà è dovuto all'incremento della quota di persone che vivono in abitazioni che presentano problemi (la percentuale è pari al 35% nel 2014 rispetto a una media nazionale del 25%). Su Salute e benessere si manifesta un miglioramento indotto dalla diminuzione della quota di persone che dichiarano di fumare attualmente, che nel 2016 si attesta al 16% rispetto a una media nazionale del 20%.

L'istruzione migliora grazie al calo dell'uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione. Per la parità di genere la situazione peggiora sensibilmente dal 2012 in poi a causa del calo del numero delle donne elette in Consiglio regionale. La condizione dell'acqua registra un peggioramento causato dalla diminuzione dell'efficienza delle reti di distribuzione dell'acqua potabile, che nel 2015 si attesta al 44% contro una media nazionale del 59%. Anche l'indicatore Lavoro dignitoso e crescita economica mostra un complessivo peggioramento, per l'aumento delle persone di 15-29 anni che non lavorano e non studiano (NEET): dal 25% nel 2010 al 31% nel 2016, (24% media Italia). Peggiorano anche le disuguaglianze: -10% il reddito familiare pro capite.
   

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