Sardegna

Dentro la "testa" degli atleti estremi

Senza Respiro, le storie di Zanda Sirena Lobina Solla e Obino

Redazione Ansa

Una riunione-show davanti al pubblico tra supereroi dello sport sardo come lo skipper Max Sirena, lo scalatore Angelo Lobina, l'atleta di triathlon Giuseppe Solla e Chiara Obino, la recordwoman degli abissi. Ma soprattutto un viaggio nella "testa" degli atleti estremi: quella mente che regola i movimenti del corpo e permette di andare avanti in situazioni difficili e quasi insormontabili. E' stato questo il filo conduttore della serata di Senza Respiro.

Zanda, l'ironman che ha rischiato di morire assiderato nella sua ultima sfida impossibile, la Yukon Artic Ultra, è stato accolto con un lungo applauso. Ha perso mano e piedi nel freddo.  Ma è pronto a risorgere al sole. A correre nel deserto della Namibia per 250 chilometri anche con i suoi arti bionici. Con tappe da quaranta da fare tutte in una volta. "In Canada il risultato non è stato soddisfacente - ha raccontato - ma la gara che ho fatto per essere vivo l'ho vinta".

Sirena, romagnolo ma sardo d'adozione, ha spiegato che cosa sta cambiando nel mondo della vela, con le barche che volano a quaranta nodi, "Prima andavamo a bordo - ha detto - in maglietta e pantaloncini, ora, anche per la sicurezza, sembriamo degli astronauti. Se una barca, a quella velocità, si ribalta, si rischia grosso". Sport e imprese che si mischiano. Serena ha raccontato dei suoi corsi di apnea, la specialità di Obino. "A noi può capitare di andare sott'acqua senza preavviso - ha raccontato - facciamo prove in piscina anche bendati". I segreti per raggiungere le mete più difficili. "Anche gli allenamenti sbagliati - ha raccontato - quelli che ti dovrebbero buttare giù. Ma è un tranello nel quale non si deve cadere: non si può essere sempre al massimo. E magari il momento giusto si trova proprio in gara".

Lobina, spesso alle prese con Himalaya e montagne in Alaska e Antartide, ha parlato di una tattica tra alpinismo, saggezza e filosofia: "Di fronte a un ostacolo improvviso - ha spiegato - mi concentro sul piccolo, distogliendo sguardo e pensiero dalla meta finale. Più giusto pensare a come passare la notte durante la bufera che alla cima da raggiungere".  Ma anche partire in tremila allineati per una gara di triathlon è un'esperienza che fortifica. "Può essere anche pericoloso", ha detto Solla.

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