Sardegna

Cultura per rinascita piccoli Comuni

Armurgia laboratorio di idee. Saperi locali volano di sviluppo

Redazione Ansa

di Stefano Ambu

Novecentomila sardi su una popolazione totale di un milione e mezzo vivono in piccoli paesi, spesso nelle zone interne, tra collina e montagna. Le alternative, soprattutto per le nuove generazioni, di solito sono due. Prima, andare via, in città o in "continente". E l'effetto è lo spopolamento. Seconda, restare. Ma per stare c'è bisogno di buone ragioni, soprattutto economiche. È il punto di partenza di "Un caffè ad Armungia", il festival che l'anno scorso ha provato a mettere a confronto esperienze nazionali di rinascita o ripopolamento comprese nella Rete dei piccoli paesi.

Ora gli organizzatori ci riprovano: dal 14 giugno, nella patria di Emilio Lussu, lo scrittore di "Un anno sull'Altipiano" e attivista politico che nel ventennio ha combattuto il fascismo, ci saranno confronti, musica, teatro. E laboratori diversi dal solito: botanica, cucina, archeologia e storia dell'alimentazione. Poi tintura naturale della lana e tessitura. Appuntamenti per ragionare più che per intrattenere. Per prendere un caffè, appunto, come se si fosse in casa. E provare a progettare insieme. Il pranzo? Quindici euro. E si mangia "nelle case di Armungia". L'obiettivo dichiarato dagli organizzatori, tra loro anche Tommaso Lussu, nipote dello scrittore, "è dare continuità al lavoro sulla resistenza allo spopolamento e contrastare la fragilità sociale, economica e culturale di un intero territorio, il Gerrei, attraverso la valorizzazione del patrimonio immateriale".

C'è già un esempio concreto. L'Associazione Casa Lussu si occupa di salvaguardia e recupero di alcuni saperi locali: tessitura a mano, tintura naturale della lana, utilizzo delle erbe spontanee ad uso alimentare. E gli effetti devono essere tangibili: promuovere micro-progetti di sviluppo che valorizzino il patrimonio culturale dei territori delle aree interne oltre che contrastare la dispersione dei saperi collettivi del territorio. Nel lungo periodo l'obiettivo è rivoluzionario: rallentare lo spopolamento e rivitalizzare il tessuto della popolazione residente.

I paesi promotori della Rete che si sono incontrati lo scorso anno ad Armungia, e recentemente a Paraloup (Cuneo), sono accomunati non solo dalla crisi demografica, ma soprattutto dal fatto che individuano nella cultura lo strumento di rinascita: i saperi pratici, la memoria storica, i musei, il teatro, l'artigianato, la valorizzazione del territorio, la biodiversità. Con l'edizione del 2018 si intende coinvolgere nuovamente i paesi aderenti alla Rete in una "comunità di pratica" su percorsi formativi destinati prioritariamente ai giovani del territorio.

"Il festival di quest'anno - spiega Tommaso Lussu - intende lavorare su un doppio binario: da una parte mettere in pratica quanto teorizzato, ovvero che il patrimonio culturale immateriale deve essere tradotto in opportunità economiche per contrastare lo spopolamento, attraverso delle 'pillole' di formazione su alcuni ambiti, tipo la tessitura a mano o l'organizzazione di geosentieri, dall'altra si continuerà a discutere su aspetti teorici che riguardano la messa a punto di modelli per i piccoli paesi che coinvolgerà gruppi di lavoro tematici specifici". Si va avanti sino a domenica 17.

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