Sardegna

Bimba uccisa da yacht, parlano i testi

Processo a Cagliari, "non ci diede l'ordine di tuffarci"

Redazione Ansa

(ANSA) - CAGLIARI, 6 GIU - "Il comandante non ci diede l'ordine di tuffarci". E' il passaggio chiave della testimonianza resa in aula da un ragazzino che nell'estate del 2015 si tuffò da uno yacht nelle acque di Santa Margherita di Pula assieme ad altri coetanei e a Letizia Trudu, la bambina di 11 anni travolta e uccisa dall'elica della barca. Davanti al giudice del Tribunale di Cagliari, Giuseppe Carta, l'adolescente ha ricordato le fasi drammatiche dell'incidente: "una delle situazioni più dolorose della mia vita", ha detto. Sul banco degli imputati, accusati di omicidio colposo, il padre di Letizia, Andrea Trudu, 48 anni, di Assemini, e il comandante dello yacht, Maurizio Loi, di 59, ex campione di windsurf residente a Serdiana.
    "Ho visto vari bambini tuffarsi - ha raccontato un'altra teste, una bagnante - poi le urla, la schiuma e una macchia scura che si allargava. La barca era molto vicina alla riva, ben oltre la boa che segnala i 200 metri e che serve per impedirne l'avvicinamento". Andrea Trudu ha ascoltato tutte le deposizioni e ha avuto difficoltà a trattenere le lacrime. Secondo l'accusa - in aula rappresentata dal pm Alessandro Pili, titolare dell'indagine - il papà di Letizia le avrebbe detto di tuffarsi nonostante la barca avesse ancora i motori accesi. Al capitano dell'imbarcazione, invece, si contestano violazioni delle norme sulla sicurezza della navigazione. Il processo è stato aggiornato al 13 giugno.(ANSA).
   

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