Sardegna

Droga in Sardegna, 52 indagati

Coca e hascisc dall'estero, presunti intrecci con "banda Mesina"

Droga

Redazione Ansa

E' durata oltre 12 anni l'indagine della Direzione distrettuale antimafia di Cagliari su un traffico di droga tra Spagna, Gran Bretagna, Sud America e Sardegna. Reati commessi perlopiù tra il 2006 a il 2010 e che avevano portato a numerosi arresti e sequestri di stupefacente, ma che a distanza di quasi dieci anni hanno permesso agli investigatori di tracciare un filo comune e isolare una presunta associazione a delinquere con epicentro nel Nuorese e diramazioni praticamente in tutta l'Isola. Cinquantadue le persone coinvolte tra capibanda, corrieri, custodi e piccoli spacciatori che poi consegnavano lo stupefacente al dettaglio. Notificato l'avviso di conclusione delle indagini preliminari, chiuse nell'ottobre dello scorso anno dal sostituto procuratore della Dda di Cagliari, Danilo Tronci, ora per tutti si profila la richiesta di rinvio a giudizio.

Tra i presunti capibanda spicca il nome di Alessandro Farina, già coinvolto nell'inchiesta sul traffico di droga che ha riportato in carcere l'ex primula rossa del banditismo sardo Graziano Mesina, condannato a 30 anni in primo grado e ora in attesa che si concluda l'appello. In quella vicenda giudiziaria finirono anche altre due persone che oggi sono sotto la lente della Dda per quella che si potrebbe definire una "cupola" del narcotraffico nell'Isola. Tra i promotori della presunta organizzazione risultano anche i sardi Paolo Iannaccaro, Fabio Dindi, Antonio Sanna, oltre ad un marocchino e un brasiliano.

La lunga durata dell'attività degli investigatori è legata alla necessità di comprendere i possibili collegamenti tra gli arresti e i ritrovamenti di droga con l'esistenza di un'unica organizzazione. In molti casi gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari sono arrivati, infatti, a persone già detenute per altri reati o che avevano già scontato la condanna, ma che ora dovranno rispondere anche del reato associativo. Ricollegando tutti gli elementi dell'inchiesta, gli inquirenti della Dda avrebbero scoperto che la droga veniva nascosta e restava celata anche a lungo in casolari del Nuorese, così da proteggerla da eventuali blitz di polizia e carabinieri.

 

   

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