Sardegna

Insularità: sport, trasferte proibitive

60mila firme raggiunte per inserimento principio in Costituzione

Redazione Ansa

Trasferte lunghe, complicate, costose, spesso una "ghigliottina" per le discipline minori. La legge regionale sullo sport prevede uno stanziamento che le copre fino al 40%, ma non è raro che le società siano costrette a rinunciare ai campionati nazionali. "Non partecipare significa privare gli atleti di occasioni di crescita e confronto, d'altra parte i costi dei trasporti impediscono l'organizzazione di qualsiasi meeting sportivo in Sardegna", ha spiegato Roberto Frongia, presidente del Comitato promotore del referendum per l'inserimento del principio di insularità in Costituzione, per il quale sono state superate le sessantamila firme.

Con lui, i presidenti delle società che hanno restituito una fotografia nitida dei problemi che derivano in larga parte "da una condizione di isolamento non adeguatamente compensata". "Siamo arrivati a disputare campionati a livello nazionale, in serie B - racconta Dario Corsi, presidente dell'Olimpia Basket Cagliari - ma a causa della crisi, con la diminuzione drammatica degli sponsor, abbiamo dovuto ripiegare sul regionale". "Il problema è atavico, i contributi non sono mai sufficienti", dice il presidente della Federazione Golf Sardegna, Stefano Arrica.

"Per iscriversi a un campionato di serie D ci vogliono 50mila euro, 600mila per la serie C e 15mila in trasferte ogni mese: i disagi sono inimmaginabili", commenta Francesco Cardia, del Progetto Calcio Sant'Elia. Va peggio per gli sport minori. "I costi per il trasporto delle attrezzature sono proibitivi", fanno notare Marta Maggetti e Carlo Ciabatti (Windsurf). "Noi rappresentiamo la somma di tutti i problemi, visto che non abbiamo nemmeno un campo qui in città e dobbiamo viaggiare sempre", spiega Aldo Pisano del Cagliari Baseball.

In generale, osserva Sandro Angioni, giornalista ed ex dirigente del Cagliari Calcio, "un assessorato regionale allo Sport non esiste, è unito alla Pubblica istruzione, della quale ci si occupa in via principale". Sulla competenza insiste anche Andrea Melis, direttore tecnico del Tennis Club Cagliari: "Lo sport rappresenta il terzo pilastro educativo dopo la famiglia e l'istruzione, l'auspicio è che chi decide a livello istituzionale abbia anche la competenza per farlo".

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