Sardegna

Pane 'carasau' entra nel dizionario

A Cagliari incontro con studenti per 100 anni del vocabolario

Redazione Ansa

Il pane carasau entra nel vocabolario Zingarelli. Lo fa in un momento storico, in occasione del centesimo anniversario del dizionario della casa editrice Zanichelli. La definizione: tipo di pane sardo a forma di disco molto sottile e croccante, adatto a essere conservato a lungo.
    Provenienza: dal sardo carasare, cioè tostare. Perché dopo la cottura si ripassa nel forno. Il vocabolo è stato presentato al Liceo classico Dettori nell'ambito di un tour di presentazione della nuova edizione del dizionario: in cattedra il linguista e critico letterario dell'Università di Cagliari Massimo Arcangeli e la sociolinguista e traduttrice letteraria dell'Università di Firenze Vera Gheno.
    Non è la prima volta che un termine in 'limba' entra nelle pagine da sfogliare per evitare errori in italiano o conoscere il significato delle parole: celebre il precedente dei malloreddus. Ma c'è anche "guttiau" sempre riferito al pane.
    Insomma l'ingresso nel vocabolario per la Sardegna passa per la tavola.
    "Spesso i prodotti tipici - spiega Arcangeli - diventano popolari per la loro diffusione nazionale, magari aiutata dall'industria, come il panettone".
    Ed evidentemente il pane carasau, pur rimanendo tipico, è diventato, oltre che buono, anche famoso. La sociolinguista, uscendo dalla Sardegna, ha ricordato la storia del tormentone "petaloso". Un termine accolto da un sospiro degli studenti.
    Come dire: non ne possiamo più. "Ma non è entrata - ha detto Gheno, quasi a rassicurare i ragazzi - nel vocabolario".
    Un dizionario che sta diventando sempre più un libro pieno di informazioni e suggerimenti. A volte semisconosciuto: anche un linguista esperto può fermarsi alla conoscenza di 120mila parole su 145mila. "Non bisogna avere paura - ha detto Arcangeli - delle contaminazioni. E aggiungo una provocazione: il dizionario contrassegna con un rombo le parole dell'italiano fondamentale e con un fiore i termini che si stanno perdendo. Io aggiungerei anche il cuore per le parole che denotano sentimenti di affetto.
    E il segno di picche per le parole che non si possono cancellare ma che non si devono usare".
   

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