Sardegna

Voto su insularità sfida autonomia sarda

Raggiunte venticinquemila firme, obiettivo 100mila entro l'anno

Redazione Ansa

Il giorno dopo i referendum in Lombardia e Veneto, la Sardegna registra un altro risultato in vista del "suo" referendum, quello per l'inserimento del principio di insularità in Costituzione che si terrà in primavera: 173 sindaci, su un totale di 377, hanno firmato e stanno partecipando attivamente alla campagna referendaria per contribuire a raggiungere le centomila firme entro la fine dell'anno.

Sinora ne sono state raccolte venticinquemila in un solo mese, ma ne bastavano diecimila, un traguardo raggiunto in pochi giorni dal Comitato promotore presieduto Roberto Frongia (Riformatori), ma del quale fanno parte rappresentanti politici di tutti gli schieramenti e personalità del mondo della cultura, del diritto e dell'economia.

"Quasi un primo cittadino su due ha dunque aderito, ben oltre qualsiasi bandiera di partito, per dare la prova che questo non è il 'referendum della politica', ma è il referendum dei cittadini sardi, che hanno finalmente deciso di scrollarsi di dosso l'apatia, la rassegnazione e le divisioni secolari che hanno tante volte impedito di lavorare insieme per un obiettivo che è unico", ha spiegato Frongia negli uffici dei Riformatori in Consiglio regionale dove si è riunita una delegazione di sindaci che hanno sposato la causa.

Tra gli altri: Stefano Delunas (Quartu), Tomaso Locci (Monserrato), Paola Secci (Sestu), Giacomo Porcu (Uta), Andrea Pisanu (Giba), Laura Cappelli (Buggerru), Elio Mamei (Villaspeciosa), Alessandro Scano (Decimoputzu), Marco Pisano (Mandas), Alessio Piras (Selegas), Celestino Pitzalis, (Tuili), Marco Floris (Siris), Fausto Piga (Barrali), Nello Cappai (Guamaggiore), e via Skype Nicola Sanna (Sassari) e Andrea Lutzu (Oristano). Una curiosità: nel comune di Berchidda (2.758 abitanti) in un settimana sono state raccolte ben 800 firme.
   

SINDACI, VOGLIAMO PARI DIRITTI - "Vogliamo pari opportunità e pari diritti di cittadinanza con tutti gli altri cittadini italiani per poter essere finalmente messi in condizione di dimostrare quanto valiamo". Lo dicono con forza i sindaci sardi, sinora 173 su 377, che hanno deciso di aderire alla campagna referendaria per l'inserimento del principio di insularità in Costituzione. Ognuno a modo suo, portando la testimonianza dal proprio territorio di provenienza sul gap che ciascuno è costretto a pagare per il semplice fatto che la Sardegna è circondata dal mare.

"Provengo dal Sulcis, una delle province più povere d'Italia, se non la più povera - spiega la sindaca di Buggerru, Laura Capelli - i problemi che ci affliggono sono tre e hanno a che fare con la continuità territoriale, il costo dell'energia che porta le industrie a chiudere, la sanità, perché spesso noi sardi siamo costretti a spostarci per curarci e il costo è elevato".

Per il sindaco di Uta, Giacomo Porcu, "questa è un'occasione unica per venire incontro a una completa realizzazione sociale dei cittadini, e per affrontare con serietà un problema come lo spopolamento". Sono queste, secondo il presidente del Comitato promotore del referendum, Roberto Frongia, "le voci dei sindaci e dei cittadini sardi, serve un loro referendum che spazzi via come il maestrale qualsiasi prudenza e resistenza della classe dirigente e della politica che forse ancora vorrebbero continuare a chiedere aiuti ed elemosine allo Stato".

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